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Trova nel Brenta spada di bronzo di 2700 anni fa

RITROVAMENTO. Il reperto potrebbe risalire al VII secolo a.C.

La scoperta è stata fatta da un ragazzo mentre stava giocando con altri due amici. Oggi sarà consegnata ai carabinieri
Riccardo Lenner, il ragazzo di 12 anni che ha trovato la spada mentre giocava in Brenta, mostra orgoglioso l’arma votiva di bronzo
Riccardo Lenner, il ragazzo di 12 anni che ha trovato la spada mentre giocava in Brenta, mostra orgoglioso l’arma votiva di bronzo
Riccardo Lenner, il ragazzo di 12 anni che ha trovato la spada mentre giocava in Brenta, mostra orgoglioso l’arma votiva di bronzo
Riccardo Lenner, il ragazzo di 12 anni che ha trovato la spada mentre giocava in Brenta, mostra orgoglioso l’arma votiva di bronzo

I piedi immersi nell'acqua fresca del Brenta, in un pomeriggio d'estate trascorso a costruire dighe sul greto del fiume come si fa da ragazzi: tra i sassi si vede una scheggia di metallo, poi una lama, infine una spada, molto probabilmente di età preromana.
«E pensare che all'inizio pensavo si trattasse di un pezzo di ringhiera! Uno di quelli che vedo anche vicino a casa mia, fatti così, a forma di lancia - ammette candidamente l'autore della scoperta, Riccardo Lenner - Poi ho chiamato mia mamma, che ci aveva accompagnato nella nostra uscita e con mio fratello Pietro e il mio amico Riccardo abbiamo preso l'oggetto che era appoggiato sul letto del fiume».
Riccardo, dodici anni e lo sguardo vivace da ragazzino sveglio, abita in città, in via Conco con papà Luciano, mamma Caterina Bonato, medico, e i con due fratelli Nicolò e Pietro: frequenta la seconda media alla scuola paritaria "S. Giuseppe" ospitata all'istituto Scalabrini e all'inizio dello scorso agosto si era fatto accompagnare lungo il Brenta, immediatamente a sud di Bassano, per una piccola uscita pomeridiana.
Un pomeriggio come altri, da trascorrere in compagnia degli amici più cari, giocando con i sassi del fiume, i piedi in ammollo.
La notizia del ritrovamento è stata resa pubblica solo ieri pomeriggio perché, prima di gridare alla scoperta eccezionale, i genitori si sono voluti accertare dell'autenticità della spada.
«Ci siamo messi subito in contatto con la Soprintendenza, che è stata debitamente informata del ritrovamento, con alcuni amici appassionati di archeologia e con le forze dell'ordine - dice la mamma Caterina - e domani nel primo pomeriggio (oggi ndr) alle, alla presenza dell'assessore alla cultura della nostra città, Giorgio Pegoraro, consegneremo ufficialmente la spada ai carabinieri. Vorremmo donare il reperto alla città, chiedendo, se possibile, che sia battezzato "spada di Riccardo"».
Il prezioso oggetto, che potrebbe essere appartenuto a una tribù celtica vissuta lungo il fiume attorno al VII sec. a.C., anche non restaurato, fa il suo bell'effetto: di forma allungata, oggi coperto da una patina azzurro-verde, molto probabilmente non era una lama da combattimento, ma uno strumento votivo che serviva per ingraziarsi le divinità fluviali .
La data di fondazione "ufficiale". attestata da un atto notarile, vuole Bassano fondata un paio d'anni prima del Mille: le scoperte archeologiche lontane o recenti, quali sito dell'età del bronzo, le cui tracce sono state trovate l'estate scorsa dall'architetto Carmine Abate sul massiccio del Grappa, e la spada recuperata grazie al giovanissimo Riccardo, dicono invece che il Bassanese era abitato da tempi immemorabili e, conseguentemente, il Brenta era fonte di vita e via di comunicazione.
«Scoprire un' "impronta" così importante e così antica dei nostri progenitori - dice la mamma di Riccardo - è fonte di emozione, per questo desideriamo che la spada, tramite il museo, possa diventare patrimonio di tutti: ci sembra giusto anche nei confronti dei ragazzi, per educarli a capire il significato concreto dell'espressione "bene comune"».
Per la scelta della famiglia Lenner, auspicando che Riccardo possa diventare un giorno un bravo archeologo, ha avuto parole di elogio anche l'assessore alla cultura Giorgio Pegoraro, esperto di storia antica. Dal canto suo, il giovanissimo scopritore del prezioso reperto, ha raccontato il ritrovamento come un gioco, lasciando trasparire tutta la freschezza dei suoi dodici anni: completate le interviste e le foto di rito, al campo di calcio della scuola, gli amici, lo attendevano portando con sé il pallone. Dopo l'archeologia, per loro, era il momento del gioco.

Lorenzo Parolin

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