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«Vi svelo i segreti del Barba Sogàro»

Rodolfo Moro con una delle corde in mano.  FOTO STUDIOSTELLA-CISCATOIl banco di Natalina, moglie del Barba, al mercato di Thiene.  CISCATOMoro e la madre filano la canapa con antichi strumenti.  STELLA-CISCATOUno scorcio del museo realizzato alla Corderia Verona.  STELLA-CISCATO
Rodolfo Moro con una delle corde in mano. FOTO STUDIOSTELLA-CISCATOIl banco di Natalina, moglie del Barba, al mercato di Thiene. CISCATOMoro e la madre filano la canapa con antichi strumenti. STELLA-CISCATOUno scorcio del museo realizzato alla Corderia Verona. STELLA-CISCATO
Rodolfo Moro con una delle corde in mano.  FOTO STUDIOSTELLA-CISCATOIl banco di Natalina, moglie del Barba, al mercato di Thiene.  CISCATOMoro e la madre filano la canapa con antichi strumenti.  STELLA-CISCATOUno scorcio del museo realizzato alla Corderia Verona.  STELLA-CISCATO
Rodolfo Moro con una delle corde in mano. FOTO STUDIOSTELLA-CISCATOIl banco di Natalina, moglie del Barba, al mercato di Thiene. CISCATOMoro e la madre filano la canapa con antichi strumenti. STELLA-CISCATOUno scorcio del museo realizzato alla Corderia Verona. STELLA-CISCATO

Alessandra Dall’Igna Un'arte ormai scomparsa che affonda le radici ai tempi della Serenissima Repubblica di Venezia e che a Thiene rivive nell'Antica Corderia della famiglia Verona dove sono custoditi i segreti ed i ricordi del Barba Sogàro. A prendersi cura del laboratorio di filatura della canapa, situato a ridosso della chiesetta di San Vincenzo fin dal 1789, è Rodolfo Moro, 40enne nipote di Francesco Verona (1894-1990), che in questi ultimi anni ha ristrutturato l'antica officina del nonno, chiusa nel 1985, trasformandola in un museo. Non solo. Dopo aver imparato a filare, arte che gli è stata insegnata dalle zie Valentina e Maria, sorelle della mamma Luisella, Rodolfo ha iniziato a partecipare a diverse rievocazioni storiche in Italia e all'Estero per tramandare questa preziosa tradizione manifatturiera che rischiava di scomparire. «L'attività del nonno mi ha sempre affascinato - spiega Rodolfo Moro - e attorno ai 20 anni ho chiesto alle zie di insegnarmi a filare la canapa e a realizzare le corde. Nel 2010 poi assieme a mia madre ho iniziato un restauro conservativo del laboratorio che è identico a quello del Barba Sogàro, grazie anche alla presenza di tutta l'attrezzatura originale con cui filiamo ancora oggi». L'idea di trasformare l'officina in un museo è nata «con l'obiettivo di far scoprire, soprattutto alle nuove generazioni, una professione artigianale importate che portiamo avanti da tre secoli. Visitare l'Antica Corderia significa scoprire un materiale incredibile, l’ingegnosa manualità dei nostri padri e l’immensa capacità creativa di persone che con pochissimo riuscivano a creare oggetti e beni preziosi». Nel museo è possibile ammirare non solo la vastissima collezione di strumenti utilizzati dal Sogàro nella varie fasi della lavorazione della canapa, ma anche una raccolta di fotografie d'epoca che ritraggono Francesco Verona e la moglie Natalina mentre filano in Andio, ovvero lo stretto appezzamento di terreno situato dietro al laboratorio che veniva percorso all'indietro per realizzare le corde, lunghe anche 60 metri. Ma c’è di più in questo museo. Appoggiata al muro in ingresso, infatti, c'è ancora la bici con cui il Barba Sogáro, carico di corde, percorreva ogni domenica gli oltre 20 chilometri che separano Thiene da Valli del Pasubio per andare a vendere la sua merce al mercato mentre al lunedì toccava alla moglie Natalina il compito di esporre la mercanzia al mercato di Thiene, come testimoniano le foto dell’epoca. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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