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Tre mesi senza don Livio
«Laici più responsabili»

Don Livio Destro si è spento nella notte del 23 agosto. ARCHIVIO
Don Livio Destro si è spento nella notte del 23 agosto. ARCHIVIO
Don Livio Destro si è spento nella notte del 23 agosto. ARCHIVIO
Don Livio Destro si è spento nella notte del 23 agosto. ARCHIVIO

Marialuisa Duso

L’impegno era quello di trovare un sostituto prima possibile, ma la scelta si sta rivelando più difficile del previsto e la comunità del duomo dovrà aspettare ancora per avere un nuovo parroco.

Mercoledì saranno passati tre mesi da quando mons. Livio Destro se n’è andato, a soli 60 anni, dopo aver guidato per un decennio la parrocchia thienese. E se l’amministratore, don Antonio Guarise, è stato nominato il giorno stesso del funerale, per il nuovo pastore i tempi sembrano allungarsi.

«Speravo tanto potesse arrivare prima dell’Avvento - ammette Renato Cimenti, vice presidente del consiglio pastorale -, ma a questo punto non mi faccio illusioni e spero almeno possa arrivare dopo le festività di Natale e prima della quaresima. Ne abbiamo veramente bisogno. Don Livio era un vulcano, ma ora tutta quella lava è ferma nei giacimenti».

Il ritardo, del resto, non è certo dovuto a disinteresse: «Sono in stretto contatto con il vescovo Claudio Cipolla - conferma Cimenti -. Mi pare di aver capito che ha un’idea abbastanza precisa di chi possa essere il sostituto. Ma si tratta di togliere un parroco da un’altra parrocchia. Magari è anche appena arrivato, visto che i cambi sono avvenuti a settembre. Questo comporterà inevitabilmente una serie di spostamenti a catena, una sorta di partita a scacchi che richiede grande attenzione».

Intanto il vicario, don Gabriele Benvegnù, è stato affiancato, per i fine settimana da don Carlo Broccardo, docente alla facoltà di teologia del Triveneto: «È un bell’aiuto ministeriale - riconosce Cimenti -. Ma la gestione della parrocchia è molto più complessa. C’è la catechesi pastorale, soprattutto c’è l’incontro con i bisogni/povertà. Non sono importanti tanto le messe che si celebrano, quanto le persone che si incontrano. Questo significa fare comunità e don Livio era formidabile in questo».

La grande sfida, secondo Cimenti, sta proprio qui: «Questo è un grande richiamo alla comunità cristiana e adesso molti di quei compiti dobbiamo svolgerli noi laici. Quando erano ancora numerosi, abbiamo affidato ai nostri preti troppe incombenze. Ora dobbiamo riservare a loro le funzioni essenziali e farci carico di tutto il resto. Sono convinto che la chiesa possa sopravvivere solo se c’è questo supporto. In mancanza di preti va sollecitato il laicato. Era esattamente quello che voleva il Concilio Vaticano II, ma non è stato attuato e infatti tutto il nord Europa si è scristianizzato».

Sono proprio questi i temi su cui si sta confrontando il consiglio pastorale: «È un dibattito sul quale noi ci stiamo confrontando da tempo - conferma Cimenti -. Stiamo facendo una verifica del nostro mandato con più profondità, proprio perché non abbiamo un parroco, per garantire una continuità a chi verrà eletto a marzo. Stiamo cercando, con fatica, di sostituirlo. Ma in tanti non riusciamo a replicare don Livio».

E proprio per farsi “ispirare” verrà intitolata a lui la sala del buon pastore, dove si riunisce il consiglio.

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