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Thiene

Ruba una bicicletta
e subito catturato:
«Non è furto». Libero

Un agente della polizia locale Nordest vicentino mentre controlla una bicicletta rubata e recuperata
Un agente della polizia locale Nordest vicentino mentre controlla una bicicletta rubata e recuperata
Un agente della polizia locale Nordest vicentino mentre controlla una bicicletta rubata e recuperata
Un agente della polizia locale Nordest vicentino mentre controlla una bicicletta rubata e recuperata

THIENE. Tutto ruota attorno alla concezione del tempo. Due minuti e mezzo possono sembrare infiniti, o al contrario brevissimi. Per la legge sono una parentesi temporale non sufficiente a giustificare l’arresto di una persona per furto. Lo si evince dal racconto del comandante della polizia locale Giovanni Scarpellini, fatto nel corso di un’assemblea pubblica.

In sintesi, un uomo filmato dopo aver rubato una bici è stato rimesso in libertà perchè i vigili lo hanno preso solo dopo due minuti e mezzo, cioè un tempo troppo breve per poter dire che l’arrestato era già in pieno possesso della refurtiva. E quindi l’accusa è passata da furto a tentato furto.

«L'Italia ha appena preso i complimenti dall'Europa per aver abbassato la popolazione carceraria del 30 per cento: per forza, noi arrestiamo i ladri al pomeriggio e quelli alla sera tornano liberi perché agevolati dalla legge».

È così che si è sfogato Scarpellini in pubblico. Invitato dai residenti a parlare di sicurezza, il comandante ha voluto puntare l'accento sul fenomeno crescente dei furti di biciclette in città, evidenziando al tempo stesso le difficoltà riscontrate non solo nell'acciuffare i ladri ma anche nel metterli di fronte alle loro responsabilità. Come accaduto nei giorni scorsi a Thiene. La vicenda prende il via mercoledì mattina intorno alle 10, fuori dalla stazione dei treni. Un cittadino, cui il giorno prima era stata rubata una bicicletta proprio nell'area dello scalo thienese, si è imbattuto in un ragazzo dal fare sospetto che si aggirava nell'area dove di solito i pendolari lasciano le loro bici, e lo ha subito segnalato ad un agente presente in stazione. Avvisata del fatto, la centrale operativa della polizia locale ha monitorato i movimenti del giovane attraverso il sistema di videosorveglianza, scoprendo così che dopo aver prelevato una bici chiusa con il catenaccio, il ragazzo l'aveva spostata in un punto nascosto vicino allo scalo merci, dove l'occhio elettronico purtroppo non arriva. Secondo le registrazioni, il ragazzo è uscito dall'inquadratura della centrale alle 10, 2 minuti e trenta secondi, mentre l'agente lo ha bloccato alle 10.05. Mezz'ora dopo aver portato la bici in comando, la legittima proprietaria del mezzo si è presentata dai vigili per denunciarne il furto permettendo così agli agenti di procedere con l'arresto in flagranza del ragazzo, italiano di 35 anni, tossicodipendente e con precedenti.

«Abbiamo inviato il verbale di arresto al pm nel pomeriggio in attesa del rito direttissimo - ha spiegato il comandante Scarpellini - e alle sera ci è arrivato il decreto di immediata liberazione da parte del magistrato, perché l'arresto non era stato eseguito nella legittimità. Secondo il pm, infatti, non si è trattato di un furto consumato ma solo tentato perché il soggetto in quei due minuti e mezzo non avrebbe potuto entrare nell’“autonoma ed effettiva disponibilità della refurtiva”. Io dico che in due minuti e mezzo si può compiere non solo un furto di bici ma pure una rapina. In ogni caso non è colpa del magistrato, il quale non aveva altra scelta che quella di applicare la legge. E così il ragazzo è stato rimesso in libertà con tanto di scuse da parte nostra».

Alessandra Dall'Igna

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