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Caltrano

Rivit, il bonus bebè è un caso nazionale

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Una veduta aerea degli stabilimenti della Rivit, a Caltrano
Una veduta aerea degli stabilimenti della Rivit, a Caltrano
Una veduta aerea degli stabilimenti della Rivit, a Caltrano
Una veduta aerea degli stabilimenti della Rivit, a Caltrano

CALTRANO. Sette anni di scuola pagata ai figli dei dipendenti: la Rivit Spa di Caltrano dà il via ad un piano di welfare aziendale senza precedenti e che supera abbondantemente il bonus bebè statale. Già annunciato sulle pagine del GdV lo scorso settembre, l'accordo entra ora in vigore dato che a dicembre è nata Elena, la prima bimba che avrà nido e scuola materna assicurate fino al 2025 grazie al bonus voluto e ideato da Vinicio Bulla, titolare della Rivit, leader mondiale nella produzione di tubi in acciaio inox e leghe speciali di grandi dimensioni, destinate alle aziende estrattrici di oil & gas.

 

Un'azienda che ha un forte legame con il territorio, da dove arrivano i suoi 150 dipendenti che nell'azienda sorta tra l’Astico e le colline delle Bregonze hanno trovato, oltre ad un lavoro, anche una famiglia. In 44 anni di attività mai un'ora di cassa integrazione per i lavoratori, nemmeno nei periodi in cui le commesse hanno subito una flessione. Un attaccamento alla sua azienda e ai suoi dipendenti che Vinicio Bulla ha deciso di concretizzare con un progetto di sostegno alle famiglie che vuole da una parte favorire la natalità e dall'altra intervenire per integrare gli scarsi aiuti statali. «Sappiamo che nell’attuale situazione lo Stato italiano, in tutt’altre faccende affaccendato, non presta molta attenzione alla famiglia a dispetto dell’importanza che la stessa riveste nella nostra società. Una delle conseguenza più negative è oggi rappresentata dal declino demografico cui stiamo assistendo» aveva spiegato Bulla al nostro giornale quando aveva presentato il suo nuovo piano di welfare aziendale.

 

L'iniziativa promossa dalla Rivit prevede che siano rimborsate quote di iscrizione, rette, servizi mensa e scolastici corrisposti per la frequenza di asili nido e materne, fino ad un massimale fissato in 6.600 euro annui per figlio in caso di nido e tremila mila per la materna. Non solo. In caso di nuove nascite e adozioni di figli oltre il primo, i dipendenti avranno diritto ad una cifra una tantum di duemila euro (per il secondo figlio) o tremila (terzo figlio e successivi), oltre ai 550 euro al mese per il nido e i 250 euro per la materna. Il progetto è garantito per almeno 7 anni, fino al 31 agosto 2025; a questo fine l'azienda ipotizza rimborsi annui di 200 mila euro - «Non voglio morire con i soldi in banca, preferisco che restino in azienda e soprattutto a chi produce» - ha ribadito nei giorni scorsi Bulla ai microfoni di Rainews. «Da quando abbiamo presentato il piano ai dipendenti mi sembra di vederli più contanti, mi salutano più volentieri».

 

A presentare le documentazione delle spese sostenute per ottenere il rimborso saranno sopratutto i papà, dato che la presenza maschile in azienda supera il 90%, con solo una decina di donne impiegate negli uffici. Per questo progetto l’azienda si è avvalsa della consulenza di Confindustria Vicenza, all’avanguardia nei piani di welfare evoluti: fra questi il piano "In Salute in Azienda" dedicato ai 400 dipendenti delle unità produttive del Vicentino, volto al miglioramento degli stili di vita e, quindi, al contrasto all’abuso di alcol e al fumo, la promozione della sana alimentazione e dell’attività fisica, il controllo dello stress, l’igiene del sonno e altro ancora. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Alessandra Dall'Igna

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