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Profughi rifiutano
le borse con il cibo
«Vogliamo soldi»

Un gruppo di profughi ieri ha rifiutato le borse con gli alimentari. Non vogliono la spesa  ma soldi
Un gruppo di profughi ieri ha rifiutato le borse con gli alimentari. Non vogliono la spesa ma soldi
Un gruppo di profughi ieri ha rifiutato le borse con gli alimentari. Non vogliono la spesa  ma soldi
Un gruppo di profughi ieri ha rifiutato le borse con gli alimentari. Non vogliono la spesa ma soldi

Come ogni settimana sono andati a fare la spesa accompagnati dagli operatori dell'associazione Cfso, ma una volta rientrati a casa hanno rifiutato il cibo appena acquistato e preteso soldi in contanti. Solo l'intervento dei carabinieri della compagnia di Thiene ha permesso di dirimere la diatriba tra i sette richiedenti asilo senegalesi alloggiati dal primo ottobre in un appartamento privato di viale Bassani e il personale del Csfo, il Centro studi orientamento e formazione di Monselice, che da luglio si occupa della loro accoglienza.

I rifugiati “thienesi” facevano parte di quel gruppetto alloggiato a Monte di Malo che, a fine settembre, era partito a piedi per recarsi dal prefetto con l'obiettivo di chiedere un alloggio migliore, dato che quello in cui vivevano era sprovvisto di acqua calda e riscaldamento. Una protesta che allora aveva funzionato dato che gli undici richiedenti asilo - dieci senegalesi e un cittadino della Guinea - sono poi stati spostati in due diversi appartamenti a Thiene e a Schio.

Per quasi tre mesi la nuova sistemazione non ha creato problemi all'associazione Csfo, e nemmeno al Comune con cui i sette stranieri hanno anzi instaurato una proficua collaborazione, fino a ieri quando improvvisamente è scattato il dissenso.

Rientrati dall'uscita settimanale al supermercato, dove hanno comprato il cibo adeguato alla loro tradizione come riso, pollo e verdure, i sette richiedenti asilo si sono rifiutati di portare in casa le borse della spesa. Di fronte alle facce sorprese dei quattro operatori del Csfo, il gruppetto di stranieri ha spiegato di volere i soldi in contanti per fare la spesa, in modo tale da potersi arrangiare. Una pretesa subito rifiutata dal personale dell'associazione che, di fronte a quella che si era ormai trasformata in una discussione senza via d'uscita, ha richiesto l'intervento dei carabinieri. In pochi minuti la situazione è stata chiarita e la spesa portata in casa.

«Non so più come comportarmi con questo gruppetto di rifugiati - spiega Antonietta Vettorato, presidente del Csfo - su cui, tra l'altro, pende già una diffida della prefettura. Siamo sempre stati disponibili con loro: li portiamo a fare acquisti nei negozi che preferiscono, comprano solo quello che gli piace. Oggi (ieri per chi legge, ndr) improvvisamente la spesa non andava più bene e hanno preteso i soldi in contanti. Naturalmente abbiamo rifiutato perché questi rifugiati non conoscono l'italiano e non sono in grado di maneggiare contanti e arrangiarsi nelle cose di tutti i giorni. Alla fine siamo stati costretti a chiamare i carabinieri, perché poi magari vanno in giro a dire che noi non li diamo da mangiare quando negli ultimi due mesi sono aumentati di cinque chili. Purtroppo lo stesso problema ce lo abbiamo con l'altro gruppo di Schio, tanto che credo ci sia qualcuno che ce li sta mettendo contro. Ora informeremo dell'accaduto la prefettura, che poi deciderà il da farsi».

Alessandra Dall'Igna

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