<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Nell’ampliamento via libera a cupola e simboli

Non accenna a placarsi a Thiene la polemica scatenata dalla notizia che a Lampertico sta sorgendo una vera e propria moschea. È proprio così che viene infatti definita dall'associazione culturale e sportiva “Il Futuro” che, nella sua pagina Facebook, chiede alla comunità islamica di versare un contributo economico tramite bonifico perché “la moschea ha bisogno del nostro aiuto”. Il costo dell’opera è di circa 500 mila euro e sarà realizzata con autofinanziamento, tramite offerte dei fedeli. Una dichiarazione d'intenti perfettamente in sintonia con l'architettura “arabeggiante” che richiama proprio quella delle moschee, così evidentemente fuori contesto rispetto agli immobili residenziali e produttivi presenti nell'area, ma che viene considerata, a livello urbanistico, nient'altro che la sede di un'associazione culturale. «La sincerità e la buona fede dell’associazione smentiscono il Comune - afferma il candidato sindaco Attilio Schneck - perché la vera finalità della nuova costruzione doveva essere colta con la semplice analisi dei motivi con i quali la Lega aveva bocciato il progetto trattandosi di luogo di culto». Schneck ripercorre l'iter burocratico della vicenda, partendo dal 2005 anno in cui l'associazione “Il Futuro” acquistò un'abitazione in via del Rosario, chiedendo al Comune il cambio di destinazione da abitativa a direzionale affinché il nuovo immobile potesse essere utilizzato per attività di associazione culturale. «Nel 2009 - continua Schneck - alla richiesta di ampliamento e nuova costruzione, la giunta leghista di Maria Rita Busetti portò la delibera in consiglio che si espresse contro questa richiesta intuendone la chiara intenzione di trasformarla in luogo di culto. La stessa richiesta venne reiterata nel 2014 all’Amministrazione Casarotto, che la approvò nel marzo 2015 senza passaggi in giunta o in consiglio. Eppure gli elaborati tecnici approvati evidenziano in modo inequivocabile che l’uso dell’edificio non presenta alcun elemento per attività culturali sportive, ma anzi gli spazi aperti dimostrano la netta, se non unica, prevalenza di attività di culto. Le responsabilità sono pertanto solo di Casarotto che invece di addossare colpe alle precedenti Amministrazioni deve affrontare i problemi e risolverli». «Se la pratica non è passata in giunta o in consiglio - replica il sindaco Casarotto - è perché la Lega nel 2005 concesse all'associazione un cambio di destinazione dell'immobile contro il parere dell'ufficio urbanistica. Per questo motivo, quando nel 2014 fu chiesto l'ampliamento dello stesso edificio, l'istruttoria venne gestita direttamente dall'ufficio, come in tutti i casi analoghi in cui viene richiesto un regolare permesso a costruire in zona idonea: negarglielo avrebbe costituito un atto illegittimo, non giustificato».

Alessandra Dall’Igna

Suggerimenti