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Nasce la nuova DC: «Torniamo in Parlamento»

Il momento dell’inaugurazione della sede della nuova DC in via Kolbe a Thiene. FOTO STUDIOSTELLA-CISCATO
Il momento dell’inaugurazione della sede della nuova DC in via Kolbe a Thiene. FOTO STUDIOSTELLA-CISCATO
Il momento dell’inaugurazione della sede della nuova DC in via Kolbe a Thiene. FOTO STUDIOSTELLA-CISCATO
Il momento dell’inaugurazione della sede della nuova DC in via Kolbe a Thiene. FOTO STUDIOSTELLA-CISCATO

Il vessillo crociato si nota appena all'imbrunire, tra i fabbricati e i capannoni di via Kolbe, periferia industriale di Thiene. Ma la croce rossa e la scritta “Libertas”, spuntate nottetempo al civico 69, sono un messaggio inequivocabile e incontrovertibile, che sembra voler dire: oggi, 27 ottobre, si scrive la storia.

E la storia, a due giorni dall'approvazione del Rosatellum bis e dunque con l’apertura dei cancelli della campagna elettorale è quella della Democrazia Cristiana, il partito simbolo della prima Repubblica che, 23 anni dopo la decapitazione dei vertici, torna a bussare alle porte della città.

Ci voleva la chiamata alle urne per rivedere la Balena Bianca solcare le acque della politica italiana e per far aprire a Thiene la prima sezione provinciale, guidata dall'imprenditore Alfonsino Testa.

Dal 7 ottobre nella direzione nazionale del movimento, dopo l'ingresso all'inizio dell'anno, Testa ha tenuto l’altra sera a battesimo la nuova sede, che si aggiunge alle altre dieci in Veneto, per un totale di una quarantina in tutta Italia, all'interno della sua azienda di prodotti naturali per l'agricoltura “Gi.Erre Life”.

È lì che venerdì, all'ora dell'aperitivo, sono arrivati da varie parti della Penisola i rappresentanti Dc, dal responsabile lombardo Michele Lodato («vogliamo tornare agli antichi valori democristiani, politica al servizio del cittadino e non viceversa») ai referenti di Udine, Trieste e Avellino.

A benedire il nuovo circolo, cui dovrebbe presto aggiungersene un secondo a Schio, stando a quanto confermato l’altra sera, è stato il segretario nazionale Angelo Sandri.

Rivendicando il diritto all'utilizzo del simbolo crociato, dopo le polemiche seguite al congresso di luglio («C'è una sentenza della Cassazione del 2010 che ci autorizza»), è stato lui a enunciare i punti cardine del costruendo programma elettorale nella corsa che vedrà la nuova Dc accanto al centro destra.

«Il nostro slogan è “Tornare al passato per garantire il futuro” e dopo questo ventennio deludente di seconda Repubblica abbiamo come obiettivo minimo quello di rientrare in Parlamento - spiega - soprattutto dopo il colpo di mano del 2013, che ha portato a una situazione politica illegittima».

E in vista del nome del leader da concordare con Berlusconi, Salvini, Meloni («Giorgia non sarebbe male, una donna potrebbe fare la differenza»), Sandri guarda ai giovani «da intercettare», agli anziani «da riabilitare come categoria», alle politiche di accoglienza da rivedere perché «siamo contrari allo Ius soli che produce un ulteriore annacquamento dei valori nazionali» e alle istanze autonomiste di Veneto e Lombardia dato che «ben venga, anche attraverso un referendum, il potenziamento delle realtà locali».

«Siamo consapevoli di dover colmare il gap che ci separa dai giovani d'oggi, ma anche da tanta gente che non sa nemmeno che la Democrazia Cristiana esiste. Anzi, la considera morta - conclude il segretario nazionale Sandri - Una delle difficoltà principali sarà proprio far saper che, invece, il partito è vivo e vegeto».

Giulia Armeni

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