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Museo egizio all’ex lanificio Ferrarin

Mario Ferrarin, Giuseppe Toniolo, Antonio Valle e Stefania Vischio con il plastico.  FOTO STUDIOSTELLA-CISCATO
Mario Ferrarin, Giuseppe Toniolo, Antonio Valle e Stefania Vischio con il plastico. FOTO STUDIOSTELLA-CISCATO
Museo egizio all'ex lanificio Ferrarin (STUDIOSTELLA)

Un piccolo ma prezioso scorcio dell'antico Egitto rivive a Thiene grazie ad una originale mostra permanente allestita nell'ex lanificio Ferrarin. Gli spazi industriali creati nel 1830 da Angelo Ferrarin ospitano l'esposizione “I misteri della tomba del faraone”, ovvero una raccolta di acquerelli, disegni e plastici dell’architetto e studioso Gianni Retis di Montecchio Precalcino, scomparso nel 2015 a 82 anni. Tra questi anche il grande modello della tomba di Seti I in scala 1:20, che minuziosamente riporta i geroglifici e le illustrazioni che descrivono la sua ipotesi su come sono state costruite le piramidi. Un patrimonio artistico e storico che Retis ha messo insieme nella sua lunga carriera e che rischiava di andar perduto, se non fosse stato per l'interessamento da parte di un gruppo di amici che un anno fa ha deciso di allestire una mostra da aprire gratuitamente alle scuole e ai gruppi che ne fanno richiesta. «Ci dispiaceva che, dopo la morte di Gianni, questo materiale così interessante rimanesse a prendere polvere nella sua casa di Montecchio», spiega l'amico Antonio Valle, che guida il gruppo di volontari costituito dai falegnami Marcelliano Passerella e Giorgio De Muri, dagli architetti Pino Toniolo e Renzo Priante e dalle ex maestre elementari Stefania Vischio e Renata Bonfante che si occupano della parte didattica durante le visite delle scuole. «Prima di approdare all'ex lanificio Ferrarin - aggiunge Vischio - avevamo inviato una richiesta al Museo Egizio di Torino, spiegando che avremmo voluto donare il materiale, facendoci anche carico delle spese di trasporto del plastico della tomba di Seti I che è lungo 11 metri, ma l'operazione non si è concretizzata. Con il senno di poi è andata bene così, perché questa mostra offre l'occasione di toccare da vicino l'antico Egitto anche a chi non ha la possibilità di sostenere un viaggio fino a Torino». E in effetti sono molte le scolaresche e le comitive che hanno chiesto ai volontari di poter visitare gratuitamente l'esposizione, il cui pezzo forte è il plastico della tomba del faraone. «L'architetto Retis si è appassionato a questa tomba dopo uno dei suoi viaggi in Egitto - afferma Antonio Valle - Appena tornato a casa ha iniziato a riprodurre fedelmente gli affreschi. Poi con l'aiuto di due falegnami ha costruito il modello della tomba che fortunatamente ha trovato casa all'ex lanificio Ferrarin grazie alla disponibilità del proprietario Mario Ferrarin». In esposizione ci sono poi il plastico del complesso di templi funerari Deir El-Bahari e della tomba di Nefertari, acquerelli raffiguranti il monastero di Santa Caterian, la moschea di El Azhar , la grande Ziqqurat di Ur e i disegni della sua ipotesi di costruzione delle piramidi: secondo Retis per innalzare i blocchi veniva utilizzata una serie di rampe che salivano a spirale. Una volta completata la cima, alcuni blocchi, tagliati a sezione di trapezio, venivano girati ristabilendo i gradoni, che poi venivano riempiti per ottenere facce laterali lisce. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Alessandra Dall’Igna

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