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Montecchio Precalcino

Il "vandalo"
vuole i danni
dalla sagra

Un estintore all'interno dell'ex Acli
Un estintore all'interno dell'ex Acli
Un estintore all'interno dell'ex Acli
Un estintore all'interno dell'ex Acli

MONTECCHIO P. Che sia un caso che abbia fatto e che sia destinato a far discutere ancora è fuori discussione. Non fosse altro perché la vicenda dopo essere approdata nell’aula penale, adesso si trasferirà in quella civile. La vicenda è quella dei vandali che nell’agosto di un anno fa a Preara di Montecchio Precalcino, al termine della sagra, non avevano trovato di meglio che svuotare un estintore a polvere sporcando gran parte del centro parrocchiale “ex Acli”. Una rapida indagine tra gli organizzatori aveva portato all’individuazione dei presunti autori, ragazzini del luogo, i quali come “punizione” erano stati poi convinti a pulire. Ma contro uno degli organizzatori della sagra, e tra i propugnatori delle pulizie forzate, Enzo Carolo, di 37 anni, si è appuntata l’attenzione della famiglia di un 15enne indicato come uno dei vandali. Il motivo? Il minore nega di avere partecipato alla bravata e i suoi genitori si sono rivolti allo studio legale dell’avvocato Giambattista Rando di Schio per ottenere soddisfazione.

Ecco perché il caso è di nuovo balzato all’attenzione pubblica, perché al di là delle eventuali responsabilità civili - quelle penali sono già state dichiarate inesistenti dal gup Gerace lo scorso maggio -, gli aspetti della vicenda si prestano a inevitabili interpretazioni e commenti. Ha fatto bene Carolo, ammesso che sia stato solo lui, a pretendere le pulizie? Della serie chi rompe paga. O doveva essere più prudente prima di imporre ai ragazzi di munirsi di ramazza? E poi, i genitori del minore hanno fatto bene a rivolgersi a un avvocato? Ma in caso contrario, visto che il loro figliolo nega l’incursione e dice di essere stato punito ingiustamente, che cosa altrimenti avrebbero dovuto fare per lavare il disonore dell’ingiusta punizione? Sono interrogativi ai quali ognuno di noi risponde in base alle proprie sensibilità.

«La vera domanda di fondo di questa vicenda - spiega l’avvocato Giambattista Rando - è se si possono costringere dei ragazzini senza avere alcuna autorità su di loro a eseguire le pulizie, da un lato senza verificare se effettivamente fossero stati loro, dall’altro senza avvisare i genitori di quanto stava avvenendo. Non è un caso che lo stesso giudice penale prosciogliendo il custode, stigmatizzi il suo comportamento scrivendo che la sua è stata “un’incongrua iniziativa di ’punizione’”, poiché i minori non gli erano stati affidati. Quale genitore, senza sapere nulla, accetterebbe che il proprio figlio fosse indotto, anche se responsabile, alla punizione? Tanto più, come in questo caso, se il ragazzino non c’entra nulla».

L’avvocato Rando sta, se non l’ha già fatto, per depositare la causa civile al giudice di pace per chiedere i danni per il comportamento di Enzo Carolo ritenuto il responsabile di «un’azione illegittima». Un’azione che come si può ben comprendere era orientata da un fine solidaristico, ma che si è comunque rivelata un boomerang visti i fastidi e le spese legali cui finora è andato incontro. E che non sarebbero finiti visto l’incombente processo civile. «L’iniziativa di Carolo - aggiunge Rando - è da ritenersi quantomeno deplorevole, poiché non si era preventivamente informato che i quattro minorenni fossero effettivamente gli autori del danno, costringendoli a fare una pulizia di cui avrebbe dovuto informare i genitori: doveva avere comunque il loro consenso». A Carolo in tanti hanno espresso la loro solidarietà per il contenzioso cui è andato incontro in questo periodo. A cominciare dal sindaco del paese, Fabrizio Parisotto, che dopo il proscioglimento di primavera aveva detto che «le cose sono andate nel verso giusto», parlando di «un chiaro esempio di buona giustizia». «Ma Carolo non aveva alcuna autorità - conclude Rando - per esercitare la punizione». La parola decisiva al giudice.

Ivano Tolettini

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