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Il Soccorso alpino lo salva «Gli dedico il mio 8 mila»

Zigliotto scalatore del Cai in vetta al Manaslu a quota 8.163. A.D.I.Panoramica del Manaslu nella catena montuosa dell'Himalaya. A.D.I.
Zigliotto scalatore del Cai in vetta al Manaslu a quota 8.163. A.D.I.Panoramica del Manaslu nella catena montuosa dell'Himalaya. A.D.I.
Zigliotto scalatore del Cai in vetta al Manaslu a quota 8.163. A.D.I.Panoramica del Manaslu nella catena montuosa dell'Himalaya. A.D.I.
Zigliotto scalatore del Cai in vetta al Manaslu a quota 8.163. A.D.I.Panoramica del Manaslu nella catena montuosa dell'Himalaya. A.D.I.

Ha conquistato l'ottava montagna più alta del mondo e una volta in vetta ha voluto rendere omaggio ai volontari del Soccorso alpino di Schio che due anni fa gli salvarono la vita. È una storia di coraggio e gratitudine quella raccontata da Sergio Zigliotto, 49enne alpinista di Calvene, primo socio del Cai di Thiene a scalare un ottomila, per la precisione il Manaslu (8.163 metri), nella catena montuosa dell'Himalaya. Un'avventura che avrebbe anche non potuto vivere se nell'estate del 2015 una squadra dei volontari del soccorso alpino di Schio non fosse intervenuta per trarlo in salvo dopo un malore durante un'escursione nel vajo del Ponte. «Senza di loro - spiega l'alpinista - non sarei qui a raccontare quest’impresa che corona il sogno di una vita. A loro sono e sarò sempre grato ed è per questo ho voluto dedicargli la conquista del Manaslu». Nel pomeriggio del 16 luglio 2015 Zigliotto era impegnato in un'uscita al vajo del Ponte, canalone raggiungibile da località Ponte Verde di Valli del Pasubio, quando improvvisamente è stato colto da un malore ed è svenuto. Alle 22, riprendendo per un attimo conoscenza, è riuscito a chiamare aiuto con il telefonino; allertati dal Suem 118, nove volontari del soccorso alpino di Schio, coordinati dal caposquadra Andrea Dalle Nogare, hanno raggiunto il valico di Val Fontana d'Oro a monte e da lì si sono calati fino a trovare l'alpinista aiutandolo a restare in vita dall'una di notte fino all'alba, quando è stato possibile il recupero da parte dell'elicottero del 118. «Si è scoperto poi - continua Zigliotto - che il malore era legato alla puntura di una zecca che mi aveva trasmesso la malattia di Lyme. Un mese dopo l'accaduto, infatti, mi sono sentito male al lavoro a causa di un'encefalite acuta e le analisi hanno rivelato che si trattava di questa malattia di origine batterica. Fortunatamente la cura antibiotica ha subito funzionato per cui la guarigione è stata veloce e ho potuto riprendere con l'alpinismo, che è la mia grande passione».

Alessandra dall’Igna

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