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«Ho pregato don Livio Gli ho chiesto di aiutarmi»

Don Giovanni Baldo saluta in anteprima i thienesi. FOTO STELLA - CISCATO
Don Giovanni Baldo saluta in anteprima i thienesi. FOTO STELLA - CISCATO
Don Giovanni Baldo saluta in anteprima i thienesi. FOTO STELLA - CISCATO
Don Giovanni Baldo saluta in anteprima i thienesi. FOTO STELLA - CISCATO

Da oggi la parrocchia del duomo tornerà ad avere un arciprete. Don Giovanni Baldo si insedierà nel pomeriggio, accolto dalla comunità. Un nuovo inizio per il religioso, 54 anni, che negli ultimi dieci ha guidato la parrocchia di Borgoricco san Leonardo, nel Padovano. Don Giovanni, un nuovo inizio. «Ad un certo punto della vita uno si accorge che tutto quello che gli è dato di essere è maturato negli anni grazie alle esperienze vissute. Quando penso alle parrocchie dove sono stato, ai tanti preti che ho incontrato, sento tanta gratitudine: è grazie a loro che oggi sono quello che sono e il vescovo mi ha chiamato per occuparmi di Thiene». Le è un po’ meno sconosciuta questa città? «Ho incontrato il consiglio pastorale. Ho avuto una bellissima impressione: del cammino fatto, di una comunità attenta, con gente preparata. Questo mi ha fatto tanto piacere, è una comunità viva. Ho visto tante opere d’arte e colto una grande vivacità nel tessuto sociale. Sento di conoscere poco non solo il territorio, ma anche il carattere la cultura di questa cittadina. Ma immagino siano cose che si imparano con il tempo». Che arciprete dovranno aspettarsi i thienesi? «Sono schivo e riservato, non amo mettermi in primo piano. Lavoro e mi metto al servizio volentieri. Mi interessa cercare di capire cosa il Signore vuole in ogni situazione e dentro ogni persona, a questo cerco di rispondere con tutto il cuore perché in ogni storia c’è una storia sacra». Don Livio ha lasciato un segno profondo. Non sarà facile prendere il suo posto. «Ho incontrato in questi giorni alcuni amici che hanno conosciuto don Livio. Io non ho scambiato con lui più di un saluto. Ho sentito il racconto di una persona molto attiva e competente. Posso dire che ho cominciato a pregarlo, gli ho chiesto di aiutarmi. Adesso don Livio non c’è più, devo capire io cosa devo fare». Cosa ama fare don Giovanni? «Mi piace molto leggere, non disdegno qualche bel film, ma una delle cose che amo di più è ascoltare le persone». Con le chiese sempre più vuote non è facile coltivare la fede... «Il problema di oggi, al di là delle crisi istituzionali, è la mancanza di silenzio. Dobbiamo fermarci e ascoltare, capire cosa sta dicendo quella situazione e cosa Dio ci sta dicendo. Parlare di crisi della fede è generalista, finché non si va sul particolare. La fede non è un dato fisso, è anche ricerca: l’uomo che sa ascoltare e sa essere in cammino». Lei arriva da un periodo di esercizi spirituali. Cosa ha chiesto? «Di essere capace di affrontare la realtà di Thiene come Dio vuole. Il Signore parla anche attraverso le persone: i fratelli con cui si condivide un cammino sono una grande risorsa. Una comunità è fatta di incontri. Quando si arriva in un posto ci vuole tempo per imparare il linguaggio sociale, per comprendere il senso di una frase detta di un gesto fatto... bisogna entrare con molta attenzione e rispetto e avere la capacità di andare oltre, vedere al di là di ciò che accade, andare nel profondo». Come si sente? «Trepidante è la parola giusta: mi chiedo se sarò capace, se sarò all’altezza. Chiedo a chi mi accoglierà di avere un po’ di pazienza». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Marialuisa Duso

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