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Fusione Ava-Etra Schio è scettica ma Thiene ci crede

L’esterno della sede di Ava, Alto vicentino ambiente.  FOTO ARCHIVIO
L’esterno della sede di Ava, Alto vicentino ambiente. FOTO ARCHIVIO
L’esterno della sede di Ava, Alto vicentino ambiente.  FOTO ARCHIVIO
L’esterno della sede di Ava, Alto vicentino ambiente. FOTO ARCHIVIO

La fusione tra Ava, Alto vicentino ambiente, l'ente gestore del ciclo dei rifiuti dell’area altovicentina, con la società Etra che cura invece quello del comprensorio bassanese e asiaghese, è molto più di una semplice ipotesi. Contrapposti alle dichiarazioni del sindaco di Schio Valter Orsi, che frena sul “matrimonio” e che nei giorni scorsi aveva precisato che «ad oggi non è stato prodotto alcun atto ufficiale e nemmeno sono state manifestate volontà aggregative in sede di assemblea dei sindaci di Ava», c'è la posizione più aperta del sindaco di Thiene Gianni Casarotto. E sopratutto ci sono i dati di fatto che dimostrano un avanzamento, seppur lento, del percorso di fusione. Innanzitutto due delibere assembleari di Etra e Ava che nel 2016 hanno dato il via ad un percorso di analisi delle situazioni societarie per valutare una fusione; ci sono poi un protocollo d'intesa siglato ad inizio 2017 e uno studio di fattibilità costato 30 mila euro, soldi sborsati da Ava ed Etra, consegnato e presentato ai sindaci in questi ultimi mesi. «Per affrontare le sfide che ci riserva il futuro - spiega il sindaco Casarotto - come società partecipata stiamo valutando la possibilità di fusioni ulteriori per poter imporci sul mercato. In questo senso stiamo lavorando su due fronti: quello più immediato che riguarda la fusione con Aca (ente gestore dei rifiuti nella valle dell'Agno e a Chiampo, ndr) e l'altro invece con Etra con la quale abbiamo iniziato un dialogo, ma siamo ancora in fase preliminare, ai primi approcci. Tuttavia essendo Etra una multiutility (società che gestisce non solo i rifiuti ma anche il servizio idrico integrato, ndr) per poter ragionare di una possibile fusione, questa dovrà prima scorporare la divisione ambiente. Solo in questo modo infatti Ava non sarà scompensata dall'attuale forza di Etra». Fino ad ora, stando a Casarotto, non è stata presa alcuna decisione e «in mano abbiamo uno studio di prefattibilità attraverso il quale stiamo valutando quali potrebbero essere i reciproci interessi verso questo matrimonio di convenienza. Il vantaggio principale sarebbe quello di riuscire a contare di più a livello di autorità territoriale di bacino e di poter competere con altri avversari che hanno forze nazionali come Etra. Teniamo poi presente che l'iter non sarà rapido a causa delle elezioni amministrative: già ora ci sono alcune Amministrazioni del nostro territorio che vanno al voto, mentre nel 2019 addirittura la maggior parte dei nostri Comuni sarà chiamata alle urne. Credo proprio che con Etra se ne riparlerà dopo le amministrative del 2019 perché una volta abbozzato l'accordo tra i due Cda di Ava ed Etra, il documento dovrà essere poi approvato da tutti i consigli comunali». Sembra invece essere a buon punto la fusione con Aca: porterebbe a creare una società partecipata da 54 Comuni a servizio di un bacino di circa 360 mila abitanti. «Con Aca possiamo dire di essere all'80% - conclude Casarotto -. Ci sono dettagli da verificare e anche qui le elezioni di mezzo (Chiampo e Recoaro andranno alle urne il 10 giugno, ndr), ma grazie a questa fusione il bacino raddoppierebbe, e avremmo più forza dal punto di vista amministrativo e politico». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Alessandra Dall’Igna

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