<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Thiene

Da ciclista
a preparatore
di Cavendish

Mattia Michelusi e la figlia con la maglia del Tour de France. FOTO STUDIOSTELLA
Mattia Michelusi e la figlia con la maglia del Tour de France. FOTO STUDIOSTELLA
Mattia Michelusi e la figlia con la maglia del Tour de France. FOTO STUDIOSTELLA
Mattia Michelusi e la figlia con la maglia del Tour de France. FOTO STUDIOSTELLA

Da quando sfrecciava in bicicletta per le vie di Thiene, lasua città, di tempo ne è passato. Neppure così tanto però, se si considera che, a a meno di 31 anni di età (il suo compleanno è il 31 agosto), Mattia Michelusi è oggi una delle punte di diamante del team “Dimension Data”.

Non uno qualunque, ma quello sudafricano di ciclismo maschile su strada in cui da quest'anno è entrato a far parte come coach allenando, tra gli altri, Mark Cavendish 30 volte vincitore di tappa al Tour de France.

E a chi si congratula per il traguardo raggiunto a un'età considerata, in Italia almeno, ancora acerba, Michelusi replica semplicemente: «Se hai un obiettivo, 30 anni rappresentano l'età giusta per arrivare ad un certo livello».

Unico italiano nello staff che segue direttamente i 28 corridori del gruppo che partecipa alle competizioni internazionali, Michelusi è reduce da «due intense settimane di lavoro in terra francese per il Tour», da cui è rientrato proprio in questi giorni non prima di aver brindato alle cinque tappe vinte, grazie anche al suo metodo di allenamento, dalla star Cavendish.

«Studio, preparazione e tanta gavetta». Ecco il segreto di questo ambizioso e determinato trentenne, già padre di una bimba di sette mesi, che ha saputo fare della sua passione per le due ruote a pedali una fortunata e in ascesa carriera nell'Olimpo del ciclismo. Prima di diventare allenatore, infatti, il giovane ha conosciuto anche l'altra faccia del mondo ciclistico. Ho corso - spiega - nella categoria esordienti dall'età di 13 anni arrivando fino all'under 23, nel 2007. In modo naturale è venuta dunque la scelta di studiare Scienze motorie all'università di Padova prima e di Verona poi e, grazie alle conoscenze maturate nell'ambiente ciclistico, poco più che ventenne, anche la decisione e la possibilità di iniziare a collaborare con team e atleti, locali e non». Parallelamente, il thienese si è specializzato ulteriormente nel settore acquisendo, all'interno della Federazione ciclistica italiana, il titolo di tecnico come allenatore di categorie internazionali e divenendo successivamente docente e formatore per conto della Federazione stessa.

Da lì ad approdare alle grandi squadre il passo, con il buon curriculum a parlare per lui, è stato relativamente breve: tra il 2011 e il 2013, (dopo essersi laureato nel 2011), è entrato nel team “Androni Giocattoli Venezuela” e, nel 2014, il grande salto nel circuito “World Tour” con l'ingresso in “Cannondale Pro Cycling”.

Ma cosa fa, concretamente, un coach ciclistico? È presto detto. «Come preparatori, in “Dimension Data” siamo in tre - spiega Michelusi - Seguiamo passo dopo passo i corridori, durante i ritiri e in competizione, allestendo i programmi d'allenamento per tutta la stagione, monitorando i tempi e le andature, analizzando i percorsi, dalle curve alla pendenza e studiando come impostare nel migliore dei modi la gara. L'allenatore è a tutti gli effetti il punto di riferimento per un atleta».

Dopo aver già seguito, quest'anno, allenamenti e gare in Spagna (comprese le Baleari), Italia e Francia, il prossimo obiettivo, per il coach Michelusi, «si chiama “Vuelta Espana”, la corsa iberica a tappe che si svolgerà dal prossimo 20 agosto».

Giulia Armeni

Suggerimenti