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Comuni, si va verso il Grande Est

Il tavolo dei relatori al convegno tenutosi l’altra sera e dedicato alle unioni dei Comuni. FOTO DELLAI
Il tavolo dei relatori al convegno tenutosi l’altra sera e dedicato alle unioni dei Comuni. FOTO DELLAI
Il tavolo dei relatori al convegno tenutosi l’altra sera e dedicato alle unioni dei Comuni. FOTO DELLAI
Il tavolo dei relatori al convegno tenutosi l’altra sera e dedicato alle unioni dei Comuni. FOTO DELLAI

Un anno di tempo per rivoltare il sistema Comuni come un calzino e aprire la strada ad un rinnovamento profondo degli enti locali.

Non più di 365 giorni, è la promessa da presidente della Provincia, ma anche da sindaco del capoluogo, di Achille Variati ai colleghi dei Comuni della cintura vicentina e ai rappresentanti della categorie economiche, Confindustria e Confartigianato, riuniti mercoledì sera in biblioteca a Sandrigo per l'incontro organizzato dal Partito Democratico sui temi, attualissimi, di “Fusione, unione e gestione associata”.

L’ESEMPIO SUMMANIA. E se l'Alto Vicentino si sta già muovendo da qualche settimana per proporre l'idea, antica, della città unica Summania pensando a progetti di mobilità sostenibile, turismo, informatizzazione e riqualificazione delle aree degradate, anche i sei Comuni “satellite” ad est di Vicenza, Sandrigo, Bressanvido, Monticello Conte Otto, Dueville, Quinto Vicentino e Bolzano, scoprono le carte e si presentano, ufficialmente, come potenziale “area vasta”.

«Solo uniti – afferma il sindaco di Bressanvido Giuseppe Bortolan, promotore del progetto di unione – potremo contare qualcosa».

L'idea di base sarebbe quella di creare un'unione di circa 50 mila abitanti che non significherebbe, però, perdita di identità ma piuttosto unificazione di servizi, come già avviene ad esempio per la gestione di acqua e rifiuti con Acque Vicentine e Soraris.

Di fatto il territorio provinciale e i suoi 870 mila abitanti verrebbero suddivisi in 7, al massimo 8 macroaree, governate da consigli di amministratori locali.

Un nuovo modello che manderebbe dunque in pensione, definitivamente, le Province ma per il quale manca ancora una legge: «Il sistema è a rischio collasso – avverte Variati – se i sindaci non si mettono d'accordo al massimo entro un anno, ma sarebbe meglio per gennaio in vista del voto del consiglio provinciale e non si organizzano in unioni, c'è il rischio che la Regione intervenga calando le decisioni dall'alto o peggio, assumendo il ruolo lasciato vacante dalla Provincia in materia di scuole, strade, ambiente. Sarebbe un errore drammatico perchè allontanerebbe sempre di più i cittadini dai palazzi del potere».

Per questo i Comuni della Provincia guardano con interesse all'esempio di Confartigianato e Confindustria.

«Noi abbiamo già operato una scelta di accorpamento con i quattro mandamenti principali di Vicenza, Bassano e Altopiano, Alto Vicentino e Ovest – spiega il vicepresidente degli industriali Gaetano Marangoni – ed è auspicabile che i Comuni facciano lo stesso, magari partendo dall'informatizzazione dei sistemi per arrivare ad esempio ad una gestione unica dell'anagrafe».

Anche in casa artigiani, come riferisce il presidente Agostino Bonomo, si sta lavorando per ridurre i mandamenti da 13 a 7: «Per quanto riguarda gli enti è evidente che non possiamo più permetterci 121 regolamenti comunali diversi e Comuni, come Laghi, con meno abitanti di un condominio in città».

E mentre si discute anche il ruolo stesso di Vicenza come capoluogo, Variati chiama a sé i sindaci della Provincia e, con l'obiettivo di giocare d'anticipo rispetto alle decisioni romane, annuncia per settembre una conferenza tra i 121 primi cittadini.

«Ridisegnare la geografia del territorio, mantenendo intatti i campanili, sarà l'operazione più importante degli ultimi 30 anni».

Giulia Armeni

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