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Carrozzina speciale Rossi fa l’apripista per le paralimpiadi

Il runner Federico Rossi con gli amici e il suo nuovo mezzo. CISCATO
Il runner Federico Rossi con gli amici e il suo nuovo mezzo. CISCATO
Il runner Federico Rossi con gli amici e il suo nuovo mezzo. CISCATO
Il runner Federico Rossi con gli amici e il suo nuovo mezzo. CISCATO

Avrebbe potuto abbassare la testa di fronte ad una burocrazia sportiva miope e insensibile che un anno fa a Vicenza lo aveva squalificato al traguardo della sua prima mezza maratona perché la carrozzina spinta a braccia per 21 chilometri non era omologata. Avrebbe potuto ritirarsi dalle competizioni, sempre affrontate «non per il gusto di entrare in classifica ma per stimolare altri come me a non mollare». Avrebbe potuto ma Federico Rossi, 24enne atleta della Fulminea Running Team da dieci anni costretto all’uso della sedia a rotelle, non lo ha fatto. E ora, grazie alla sua incrollabile determinazione e sostenuto dalla sua famiglia e da un gruppo di amici e sponsor promotore di una incredibile raccolta fondi, è riuscito a comprarsi una carrozzina da gara con la quale sogna di affrontare le più famose maratone internazionali e anche le Paralimpiadi. «Il mezzo è vostro, io lo dominerò per rendervi onore» ha spiegato Federico durante la serata organizzata da Fulminea e Comune per ringraziare quanti, in questi mesi, hanno dimostrato la loro solidarietà al giovane runner, arrivando a raccogliere i 5 mila euro necessari all'acquisto della carrozzina paralimpica. «Non so come ringraziarvi per questo dono - ha continuato il runner - anche perché in Italia siamo forse in sette o otto ragazzi ad usare un mezzo simile. Mi piacerebbe che altri atleti con disabilità potessero avere l’occasione di partecipare alle competizioni, anche se qui da noi chi organizza le gare non pensa mai alla possibilità di far correre le carrozzine». Federico Rossi ha poi elencato tutte le gare da cui è stato escluso proprio perché i tracciati non erano accessibili agli atleti speciali. «Per il secondo anno la Maratona di Verona mi ha detto di no perché il percorso non era adatto alle carrozzine - ha raccontato il giovane - la Maratona di Ferrara mi ha risposto che c’erano punti di strada bianca, dunque impraticabili per me, quella di Treviso da quest’anno ha chiuso le iscrizioni ai disabili. L’appello che mi sento di lanciare è quello di aprire queste competizioni alle carrozzine, come avviene alle maratone di Londra, Boston e New York, anche per richiamare un pubblico maggiore che potrebbe godere dello spettacolo di vedere una serpentina di atleti che, con la sola forza delle braccia, sfreccia a più di 30 chilometri orari». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Alessandra Dall’Igna

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