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«Addio Scalo, qui arrivava il mondo»

È iniziata ieri mattina la demolizione dell’ex Scalo Merci. CISCATO/STELLA
È iniziata ieri mattina la demolizione dell’ex Scalo Merci. CISCATO/STELLA
È iniziata ieri mattina la demolizione dell’ex Scalo Merci. CISCATO/STELLA
È iniziata ieri mattina la demolizione dell’ex Scalo Merci. CISCATO/STELLA

Alle 9.18 di un venerdì mattina di settembre le ruspe hanno iniziato a masticare un pezzo di storia cittadina, riducendo l'ex Scalo Merci un cumulo di mattoni, ferro e cemento. Ai giovani pendolari quel vecchio magazzino abbandonato lungo la linea ferroviaria Vicenza-Schio potrà anche non dire nulla, ma intere generazioni di thienesi ricordano bene quel luogo brulicante di vita dove fino agli anni '80 si sono intrecciate le storie di merci e persone. Silvano Meda, 76 anni metà dei quali trascorsi in via Marconi a due passi dalla stazione, conserva ancora intatti i ricordi di quel periodo soprattutto perché il padre Francesco e lo zio Ferdinando Battistello lavoravano come scaricatori. «Dall'immediato dopoguerra fino agli anni '80 - spiega Meda - allo scalo merci arrivava davvero di tutto: i carri ferroviari scaricavano la farina della Poa, la Pontificia Opera di Assistenza, le balle di cellulosa provenienti da Norvegia e Svezia e dirette alla cartiera Burgo di Lugo, i tronchi destinati alle segherie della zona e i barattoli di formaggio olandese per la Saba di Zanè. Ma soprattutto arrivavano tonnellate di carbone. Spesso qualche pezzo veniva arraffato dai ragazzini della zona e se lo portavano a casa per accendere le stufe. Anche la Laverda di Breganze usava lo scalo merci per spedire i suoi enormi mezzi agricoli: era uno spettacolo vederli sfilare lungo la ferrovia. Nel suo periodo di massima attività lo scalo merci impiegava fino a dieci persone che caricavano anche tre camion al giorno: mio papà e mio zio erano tra questi, e li ricordo lavorare duramente con qualsiasi condizione meteo, sotto la pioggia e il sole cocente, con la neve e il gelo. Poi il trasporto su gomma ha preso il sopravvento decretando la morte dello scalo merci. Peccato, per noi bambini e ragazzi del quartiere era un grande parco giochi, ci ritrovavamo anche in 30 al pomeriggio sul piazzale della stazione per giocare a "ciapa-scondare", usando i carri merci per nasconderci. Per noi quest'area ha rappresentato molto, un luogo vivo dove si scambiavano non solo merci ma anche opinioni e idee e dove sono nate belle amicizie». Ad impressionare Ervinio Marchioro, gommista in pensione titolare dell'omonima officina ancora oggi attiva di fianco alla stazione, erano i treni che negli anni '60 trasportavano a Thiene i carri armati: «Ricordo il fracasso che facevano quando venivano scaricati. Poi lentamente si mettevano in moto e, marchiando indelebilmente l'asfalto, si mettevano in marcia verso l'Altopiano di Asiago per le esercitazioni». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Alessandra Dall'Igna

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