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Accordo per i profughi
L’accoglienza funziona

Piccoli gruppi di migranti ospitati in famiglie, case o comunità religiose, seguiti da cooperative affidabili e scelte dai Comuni, inseriti nella quotidianità della vita di paese attraverso lavori di volontariato e una rete di aiuti solidali. Questo il mix vincente che ha permesso ai 22 Comuni firmatari del Protocollo d’intesa per l’accoglienza diffusa dei richiedenti asilo e rifugiati di trasformare un proclama d’intenti in un piano di integrazione funzionante. Ci è voluto del tempo - l’accordo è stato siglato davanti al Prefetto nel settembre del 2015 - ma il bilancio di questo primo anno è positivo, secondo i sindaci.

L’ACCORDO. Il protocollo è nato nell’agosto 2015 per volontà di una parte dei sindaci dell’Ulss 4, esasperati dai continui arrivi di migranti a loro insaputa. Per questo si sono messi al lavoro per trovare una soluzione in grado di porre un limite al numero di richiedenti asilo ospitati in ciascun Comune. Da qui la formula di “un profugo ogni mille abitanti”, poi aumentata al 2 per mille. Non solo. I sindaci hanno chiesto, e ottenuto, di partecipare attivamente alla distribuzione dei rifugiati, vagliando preventivamente sia la struttura che la cooperativa chiamata a gestirli.

UNA RETE CHE FUNZIONA. «I nostri sei migranti sono ben integrati» afferma il sindaco di Sarcedo Luca Cortese «anche grazie alla collaborazioni di associazioni, e tra qualche settimana saranno impiegati in lavori di volontariato». «Il nostro gruppo ha svolto attività socialmente utili per 1400 ore» aggiunge da Marano Piera Moro «e da settembre sei inizieranno un tirocinio formativo in azienda, finanziato con il budget della cooperativa. Sette rifugiati rientrano nel progetto di affido che abbiamo avviato mesi fa, e sono ospitati in famiglia. Credo che il rapporto diretto sia il segreto per una vera integrazione». «L’aspetto positivo del protocollo è la possibilità di scegliere la cooperativa cui affidare la gestione dei richiedenti asilo» è convinto il sindaco di Zugliano Sandro Maculan. «Noi siamo riusciti a stoppare enti che non hanno operato in maniera limpida ed efficiente». «A Fara stiamo ospitando quattro donne e una bambina» dice Maria Teresa Sperotto «e, nonostante qualche piccolo intoppo, sta andando bene tanto che tra un po’ faranno volontariato negli asili».

GLI ARRIVI. Ad oggi le 22 amministrazioni dell’Ulss 4 si sono rese disponibili ad accogliere, seguendo la formula del “2 x mille”, 208 persone. In realtà, i territori comunali al momento stanno ospitando 254 richiedenti asilo, ma non in maniera uniforme. Ci sono casi come Tonezza e Santorso che, per situazioni precedenti la firma del protocollo, si trovano a fronteggiare numeri molto alti, rispettivamente 80 e 45 persone, mentre otto Comuni sono a zero nonostante la volontà di accogliere migranti.

I PRIVATI NON RISPONDONO. È il caso di Zanè, Salcedo e Carrè, dove in mancanza di immobili comunali da mettere a disposizione del progetto i sindaci hanno tentato, senza successo, di reperire case attraverso i privati. «Noi ne potremmo ospitare 12» spiega da Zanè Roberto Berti «ma non riusciamo a trovare disponibilità di appartamenti. Abbiamo organizzato incontri con le parrocchie e chiesto ai proprietari di immobili sfitti, ma per ora non c’è stata alcuna risposta positiva». «Nessuno ha risposto ai nostri appelli» aggiunge il sindaco di Carrè Davide Mattei «ma non per questo ci arrendiamo; riteniamo il protocollo un ottimo piano di accoglienza. Per fortuna, siamo riusciti a bloccare l’arrivo di un sostanzioso gruppo di migranti all’ex hotel Diana, risultato inagibile».

Alessandra Dall’Igna

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