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Vocazioni in crisi
S. Croce e Trinità
unica parrocchia

Le chiese di S. Croce e Ss. Trinità destinate ad unirsi in un’unica parrocchia. FOTO DONOVAN CISCATO
Le chiese di S. Croce e Ss. Trinità destinate ad unirsi in un’unica parrocchia. FOTO DONOVAN CISCATO
Le chiese di S. Croce e Ss. Trinità destinate ad unirsi in un’unica parrocchia. FOTO DONOVAN CISCATO
Le chiese di S. Croce e Ss. Trinità destinate ad unirsi in un’unica parrocchia. FOTO DONOVAN CISCATO

Per due comunità prive di campanile non dovrebbe essere difficile rinunciare ai campanilismi. Eppure i timori non mancano nelle parrocchie di Ss. Trinità e Santa Croce per le quali si prospetta l’aggregazione in una sola unità pastorale che diventerà una dei più grandi raggruppamenti della diocesi di Vicenza con oltre 10 mila battezzati. «Qualcosa dovrà essere messo in comune, ma ciascuna comunità manterrà la sua identità» afferma don Carlo Coriele, parroco di Ss. Trinità, che insieme al suo parigrado don Alessandro Burati di S. Croce sta portando avanti il delicato percorso. I punti di domanda per il futuro restano ancora molti

I NUMERI. Secondo i dati ufficiali del vicariato di Schio nella parrocchia di Ss. Trinità - che comprende anche la comunità delle Piane - vivono 6,1 mila cattolici, che ne fanno la seconda più popolata di Schio dopo quella di San Pietro (che ne conta invece 7,8 mila). Santa Croce, con i suoi 4,8 mila battezzati è invece la più piccola fra quelle scledensi ad esclusione di quelle di Poleo e Sacro Cuore che sono già confluite in un’unità pastorale guidata da un unico parroco, e che insieme assommano 6,2 mila cattolici residenti. La nuova unità pastorale “Ss. Trinità, S. Croce e Piane” dovrebbe arrivare sugli 11 mila fedeli, come le parrocchie di Chiampo e Malo, fra le più vaste della diocesi di Vicenza.

COSA CAMBIA. Come per enti ed aziende, anche per la Chiesa le unificazioni rappresentano in questo momento storico una scelta obbligata. Le ragioni però sono diverse, perché se in campo economico le aggregazioni sono dovute alla necessità di risparmiare risorse, in campo parrocchiale la riorganizzazione è dovuta all’assenza di parroci dovuti alla crisi delle vocazioni. «È un fenomeno che prima o poi interesserà tutte le parrocchie o quasi - afferma don Coriele - I laici quindi dovranno organizzarsi in “gruppi ministeriali” per auto-organizzare la vita di comunità che non potranno più contare sulla presenza di un sacerdote sempre presente in canonica». Il prete, in pratica, non dovrà più fare anche il manager.

I TIMORI. Eppure però i timori ci sono. «Riguardano soprattutto la capacità da parte delle comunità di armonizzarsi tra loro senza dover rinunciare alle proprie specificità - afferma il parroco di Ss. Trinità - È vero che alcuni servizi dovranno riunirsi per evitare doppioni e dispersioni di energie, ma l’identità di ciascuna comunità sarà salvaguardata». Questa comunque è una delle poche certezze perché di quando la fusione avverrà «non sappiamo né il giorno né l’ora» afferma don Coriele citando il noto passo evangelico. Non è noto inoltre né chi sarà il parroco - una decisione che spetta al vescovo - né dove risiederà - anche se è naturale che alla canonica di S. Croce sia preferibile quella più moderna di Ss. Trinità.

IL PRECEDENTE. Quasi tre anni fa un identico passaggio era avvenuto tra le parrocchie di S. Cuore e Poleo. Oggi nonostante la condivisione del parroco don Andrea Mazzon le due comunità stanno compiendo percorsi anche diversi. Ad esempio per quanto riguarda l’accoglienza ai richiedenti asilo che da quasi un anno è già realtà a Poleo, ma non a Scaro Cuore.

Elia Cucovaz

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