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Un funerale nella foresta
per il missionario “Santo”

Un momento del funerale bis del missionario salesiano. COGOPadre Luigi Bolla Sartori, morto nel 2013 in Perù
Un momento del funerale bis del missionario salesiano. COGOPadre Luigi Bolla Sartori, morto nel 2013 in Perù
Un momento del funerale bis del missionario salesiano. COGOPadre Luigi Bolla Sartori, morto nel 2013 in Perù
Un momento del funerale bis del missionario salesiano. COGOPadre Luigi Bolla Sartori, morto nel 2013 in Perù

«Padre Luigi Bolla Sartori è stato uno dei più grandi missionari della Congregazione salesiana di tutti i tempi». Ad affermarlo è il rettor maggiore Pascual Chavez Villanueva, nono successore di don Bosco, nel ricordare il religioso scledense che ha dato tutto se stesso agli indigeni dell’Ecuador e del Perù. «Le tue ossa devi lasciarle a noi». A quattro anni dalla sua morte, la promessa fatta a quella gente tanto amata, di cui si sentiva parte viva ed in mezzo alla quale ha terminato la sua vita terrena, è stata finalmente mantenuta. E qualcuno parla anche di possibile processo di beatificazione per un padre dalla storia straordinaria.

Così “Yankuam Jintia” (Stella che illumina il cammino) come lo chiamava chi ne ha reclamato le spoglie, è andato nel paradiso amazzonico dove aveva trascorso quasi 60 anni della sua vita. In questi giorni i resti mortali di padre “Luis”, riesumati dal cimitero di Lima dov’erano stati sepolti nel febbraio 2013, sono stati ricomposti e traslati a Kuyuntza nel cuore della selva peruviana, proprio dove si trova la sua ultima missione. Siamo all’estremo nord del Perù, ai confini con l’Ecuador, abitato dagli Achuar fiero popolo amerindio sottogruppo dell’etnia Jivaro, ancor oggi tristemente noto per essere stati cacciatori di teste e guerrieri irriducibili.

Nella sua autobiografia, che sta per essere tradotta in italiano, Yankuam aveva espresso la volontà di essere sepolto tra la sua gente, dove adesso riposerà per sempre. Dopo la solenne celebrazione eucaristica che si è tenuta nella basilica di Santa Maria Ausiliatrice a Lima, la salma di padre Luigi, accompagnata dai nipoti Michele ed Elisabetta, figli del fratello Antonio, e da una ventina di religiosi salesiani, è giunta a Kuyuntza dopo un avventuroso viaggio di quattro giorni nella selva peruviana, toccando tre città e risalendo quattro fiumi.

«Una sorta di pellegrinaggio – racconta il nipote Michele -; in ogni posto dov’era passato lo zio durante la sua missione, la gente è accorsa numerosa per pregare e portare un saluto. È stata un’esperienza unica e straordinaria, come la celebrazione del funerale al quale ha partecipato l’intera tribù degli Achuar, giunti da ogni angolo della foresta amazzonica, per rendere omaggio ad un uomo, un fratello, un padre e un amico».

Molto conosciuto a Schio, dove vivono la sorella Amelia ed i nipoti, padre Luigi Bolla Sartori era partito da Genova nel 1953 poco più che ventenne. Fisico esile e minuto, aveva però una carica ed un coraggio incredibili; non ha mai voluto fondare una missione tradizionale, scegliendo di vivere con e come la sua gente. Un modo di evangelizzare basato soprattutto sul rispetto delle culture locali, che valorizza il più possibile le tradizioni degli indigeni. Ha scritto quattro libri, due dei quali sono stati tradotti anche in italiano, ed ha tradotto il Nuovo Testamento in lingua Achuar.

È scomparso nel 2013, a 80 anni, e dopo oltre mezzo secolo trascorso tra Ecuador e Perù. Nell’infanzia ebbe modo di conoscere suor Giuseppina Bakhita, la santa canossiana, e subito ci fu chi chiese anche la sua canonizzazione. Nell’ottobre scorso la facoltà di Teologia e l’Istituto di Teologia dogmatica dell’Università Pontificia Salesiana hanno organizzato a Roma una giornata di studio su Yankuam Luis Bolla intitolata “Possibilità e futuro della missione”.

Bruno Cogo

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