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Tunnel, maxi utili ma a rischio i posti

Il casello del tunnel sotto lo Zovo dove passano circa 2 milioni di veicoli all’anno. FOTO DONOVAN CISCATO
Il casello del tunnel sotto lo Zovo dove passano circa 2 milioni di veicoli all’anno. FOTO DONOVAN CISCATO
Il casello del tunnel sotto lo Zovo dove passano circa 2 milioni di veicoli all’anno. FOTO DONOVAN CISCATO
Il casello del tunnel sotto lo Zovo dove passano circa 2 milioni di veicoli all’anno. FOTO DONOVAN CISCATO

Tra i dipendenti del tunnel Schio-Valdagno Pass serpeggia la preoccupazione per presunti futuri esuberi di cui si vocifera e che l'azienda proprietaria Vi.Abilità potrebbe valutare in fase di riorganizzazione. Una prospettiva di cui i lavoratori non riescono proprio a capacitarsi, dato che l'infrastruttura risulta in netto attivo e che finora nessuno ha pensato di risparmiare ritoccando anche i costi di certi dirigenti che in alcuni casi superano i 200 mila euro annui.

Anche se non molti lo sospettano il tunnel Schio-Valdagno è una struttura che offre al bilancio complessivo di Vi.Abilità (braccio operativo della Provincia sul fronte stradale) una cospicua boccata di ossigeno ogni anno. E il trend positivo oltretutto è in crescita. Basta pensare che nel 2015, come confermato dai dati forniti dalla Uil Fpl, i passaggi totali sono stati quasi 1.799.453 e che, considerando per ciascuno il pedaggio minimo di 2 euro (in realtà camion e mezzi speciali pagano di più), hanno portato un incasso di almeno 3 milioni e 598 mila. Tolta l'iva esce un’entrata netta che ammonta a circa 2 milioni e 950 mila euro. «Ora, tenendo presente le spese aziendali e i costi per gli stipendi - sottolinea il sindacalista Daniele Girardi - possiamo affermare che la cifra “pulita” di guadagno sia di almeno 1 milione di euro».

Dal punto di vista dei dipendenti della struttura qualcosa però non quadra: a fine aprile hanno concluso un anno di contratto di solidarietà, insieme a tutti gli altri colleghi di Vi.Abilità, e ora si profilano ulteriori tagli. «Capiamo che l'azienda è unica e che comprende diversi rami – continuano i sindacati – però non troviamo giusto penalizzare chi produce guadagni, e molti anche. Piuttosto che applicare tagli lineari su tutti, l'azienda dovrebbe avere il coraggio di ricollocare e razionalizzare le figure professionali presenti, il che significa almeno ridurre i superminimi di certi dirigenti, cosa che si può fare in quanto concordati a livello privato».

Sembrerebbe che nell'imminente fase di ristrutturazione aziendale «possano essere 22 gli esuberi individuati, di cui 3 per il tunnel». Struttura in cui attualmente compaiono come dipendenti tre figure di vertice che ogni anno costerebbero all'azienda rispettivamente 219 mila (dirigente direttore tecnico), 173 mila (quadro direttore amministrativo) e 123 mila euro (impiegato tecnico coordinatore), a cui si aggiungono due impiegati e cinque operai tutti con costi compresi tra i 56 e i 74 mila euro annui. «E riteniamo che gli eventuali esuberi di certo ricadrebbero solo su operai e impiegati».

Per l’azienda si tratta però solo di ipotesi. «Ribadiamo – fanno sapere da Vi.Abilità - che la predisposizione del piano industriale è ancora in corso e che c'è sempre l'eventualità che non risulti nessun esubero. Sottolineiamo comunque che tutti i soldi generati dai rami aziendali formano tutti insieme le risorse complessive che poi vengo impiegate per erogare i servizi. Nel frattempo manteniamo contatti frequenti con i sindacati, che manteniamo costantemente informati».

Silvia Dal Ceredo

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