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Sos al pronto soccorso «Mancano infermieri»

L’ingresso al Pronto soccorso dell’ospedale. FOTOSERVIZIO ZILLIKENIl riparo delle ambulanze che avrebbero bisogno di altri autisti
L’ingresso al Pronto soccorso dell’ospedale. FOTOSERVIZIO ZILLIKENIl riparo delle ambulanze che avrebbero bisogno di altri autisti
L’ingresso al Pronto soccorso dell’ospedale. FOTOSERVIZIO ZILLIKENIl riparo delle ambulanze che avrebbero bisogno di altri autisti
L’ingresso al Pronto soccorso dell’ospedale. FOTOSERVIZIO ZILLIKENIl riparo delle ambulanze che avrebbero bisogno di altri autisti

«Infermieri sotto organico e autisti con turni massacranti al pronto soccorso dell’ospedale dell’Alto Vicentino». A lanciare l’allarme è la Funzione pubblica della Cgil di Vicenza. Un Sos inviato poco prima che la situazione diventi infuocata con l’inevitabile picco di accessi causati dall’influenza. Accessi che, in ogni caso, si mantengono su «una media di 5.500 al mese, con un aumento nel 2018», spiega il sindacato. Dalla segreteria, è stata Lara Donati a seguire la vicenda. La questione riguarda quattro aspetti secondo Cgil: l’inadeguatezza degli spazi, la carenza di personale, la pericolosità dell’ambiente di lavoro e la mancanza di comunicazioni della direzione. «È proprio a causa del silenzio della Direzione che, dopo mesi abbiamo deciso di denunciare questa situazione». Impossibile provare a fermare gli operatori in un momento delicato in cui preferiscono non esporsi. PERSONALE. La questione degli spazi e quella del personale sono strettamente connessi. «Gli spazi calcolati dopo la fusione degli ospedali di Schio e Thiene sono inadeguati e ci sembra che eventuali lavori per renderli più funzionali possano essere negativamente condizionati dal contratto del project financing - prosegue Donati-. Un iniziale calcolo avrebbe dovuto dotare il reparto di 52 effettivi, ma in alcuni momenti sono stati 43. Ora l’organico è di 48, ma cinque hanno l’orario ridotto. Questo costringe gli infermieri a tempo pieno a coprire le ore che i colleghi non possono fare in un reparto dove i neo-assunti non possono essere impiegati e dove, visti i carichi di lavoro, la formazione obbligatorio quest’anno è a rischio». Diversa la questione degli autisti delle ambulanze: «Fino al primo ottobre hanno dato la disponibilità per turni da 12 ore per coprire una mancanza di organico – prosegue la sindacalista -. Ora sono tornati agli orari consueti ma da novembre saranno costretti a tornare alle dodici ore. Se l’emergenza arriva all’undicesima ora, però, l’autista non può “staccare” nel bel mezzo del servizio, e rischia di lavorare ben più del necessario. Né gli autisti né gli infermieri hanno saltato i 14 giorni di ferie estive, ma sono stati fatti tagli alle ferie. Con il potenziamento di Medicina, la situazione è lievemente migliorata ma l’area rossa rischia, anche in alcuni momenti di grande afflusso, di essere monitorata da un solo infermiere e un operatore sanitario». SICUREZZA. Un altro dei tasti “dolenti” toccati dalla denuncia di Cgil è quello della sicurezza e della serenità degli operatori. «Ci sono stati episodi di gravi aggressioni denunciate ai carabinieri – conclude Donati-. Per questo chiediamo è che l’area possa essere protetta dal passaggio di una guardia giurata. Il clima può essere teso per chi fa triage: se i tempi di attesa aumentano, aumenta anche la tensione. Chiediamo da mesi di avere risposte e che siano condivise con tutto il personale. L’ultimo incontro lo abbiamo avuto a maggio: non possiamo più aspettare». L’azienda sanitaria, interpellata, si è presa il tempo necessario per studiare le accuse mosse dalla Cgil e per dare una risposta interpellando anche i tecnici coinvolti. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Karl Zilliken

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