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«Solo calunnie, la droga in Valletta c’era»

Un controllo della polizia locale consortile nel parco del Castello.  STUDIO STELLA
Un controllo della polizia locale consortile nel parco del Castello. STUDIO STELLA
Un controllo della polizia locale consortile nel parco del Castello.  STUDIO STELLA
Un controllo della polizia locale consortile nel parco del Castello. STUDIO STELLA

L’operazione anti-droga in Valletta e Castello avvenne domenica 18 febbraio alle 15,30 e portò all’identificazione e alla denuncia di una minorenne che dichiarò, secondo quanto pare sia contenuto nei verbali dell’interrogatorio, di avere acquisito le dosi di hashish e marijuana da un ventenne. LA VICENDA. Il comandante del Consorzio Alto vicentino di polizia locale Giovanni Scarpellini decide di parlare a seguito dell’interrogazione presentata da Carlo Cunegato di “Tessiamo Schio” e a cui il sindaco Valter Orsi risponderà in aula lunedì prossimo. Cunegato sostiene che un’operazione simile (stessa età della minorenne, identico quantitativo di droga sequestrata) era stata effettuata in un altro Comune il giorno successivo. Sui social il battagliero capogruppo di minoranza va oltre: «Sembra una notizia creata per colpire gli immigrati». Un’affermazione legata al fatto che nei polmoni verdi del centro cittadino, come evidenziato anche da precedenti operazioni, sono stati denunciati africani, fra cui richiedenti asilo, che avrebbero preso possesso dei parchi per nascondere droga e smerciarla ai clienti. Cunegato teme che la polizia locale si stia prestando ad una strumentalizzazione politica dei controlli. IL CONTRATTACCO. Scarpellini, rimasto sinora zitto, salvo confermare l’esistenza di un fascicolo in Procura presso il Tribunale dei minorenni di Venezia, passa al contrattacco lanciando un appello a Cunegato. «Premesso che lo spaccio di stupefacenti è avvenuto alle ore 15,30 di domenica 18 febbraio 2018 a Schio, Parco Valletta, da parte di persona di 20 anni; pensa veramente che qualcuno possa credere che Lei abbia saputo “la notizia della quale ha più volte dichiarato: “essere certo" in ambiente scolastico? Oppure che l'abbia letta sulla stampa? O forse alla base dell'acquisizione delle sue informazioni, ci sono reati ben più gravi dello spaccio di stupefacenti? Mi fa veramente paura dover pensare che ci potrebbero essere persone in grado di influenzare fino a questo punto la politica di Schio. In occasione del prossimo consiglio comunale, non sarebbe meglio che lei comunicasse nome e cognome della persona che le ha fornito l'informazione? Lo deve alla città di Schio». Con una postilla curiosa che apre nuovi orizzonti allo scontro: «A scanso di equivoci: ho un accordo con il Consorzio di Polizia Locale “Alto Vicentino” fino al 31 dicembre 2019 e intendo onorarlo fino all'ultimo giorno». Come dire: “Se pensate di farmi dimettere, vi sbagliate di grosso”. LE CONVINZIONI. Scarpellini è comandante da oltre tre anni del Consorzio scledense ed ha già raggiunto la media di durata dei suoi predecessori. Dal 1970, quando s’insediò Duilio Rotelli, che rimase in carica per ben 15 anni, ad oggi, si sono succeduti in 12. Ad eccezione di Roberto Dall’Aglio e Matteo Maroni, gli altri non sono durati molto, a testimonianza che la poltrona scotta. Se va all’attacco diretto di Cunegato è perché si è convinto che qualcuno lo stia manovrando per farlo fuori, e che dietro a questa manovra ci siano reati gravi, come la violazione della privacy per quanto riguarda i dati sensibili di un minore e la rivelazione di segreti d’ufficio. Perché, è la tesi del comandante, qualcuno avrebbe passato a Cunegato informazioni che non sarebbero dovute circolare, tanto più ad indagini ancora in corso. L’INCONGRUENZA. Resta da svelare l’incongruenza che ha provocato interrogazione e polemiche. Perché nel comunicato originale Scarpellini parla di operazione iniziata e conclusa in Valletta, mentre perquisizione e sequestro di droga sarebbero avvenuti altrove? Sul particolare non si sbottona e si trincera dietro il segreto d’ufficio ma possiamo provare noi a tirare le somme: Scarpellini non avrebbe rivelato altri particolari come paese e luogo della perquisizione della minorenne intanto perché stava dando ancora la caccia al suo pusher, e quindi l’indagine era ancora aperta. Infine per non far identificare la stessa, rivelando dati che avrebbero circoscritto il suo riconoscimento. Un’omissione ai fini investigativi, giustificata dal fatto che, a seguire, ci sarebbero stati altri controlli nei parchi e che sarebbe in corso un’indagine più ampia per stringere il cerchio attorno ad una rete diffusa di spacciatori che hanno come clientela numerosi adolescenti. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Mauro Sartori

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