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Si scava ancora per trovare le ossa

Gli scavi in corso nell’ex allevamento di maiali della famiglia Sperotto. FOTO DONOVAN CISCATOInquirenti e archeologi forensi a confronto sul luogo delle ricerche
Gli scavi in corso nell’ex allevamento di maiali della famiglia Sperotto. FOTO DONOVAN CISCATOInquirenti e archeologi forensi a confronto sul luogo delle ricerche
Gli scavi in corso nell’ex allevamento di maiali della famiglia Sperotto. FOTO DONOVAN CISCATOInquirenti e archeologi forensi a confronto sul luogo delle ricerche
Gli scavi in corso nell’ex allevamento di maiali della famiglia Sperotto. FOTO DONOVAN CISCATOInquirenti e archeologi forensi a confronto sul luogo delle ricerche

Ieri mattina gli archeologi forensi del laboratorio Labanof di Milano sono tornati a scavare e a setacciare il terreno intorno all’ex allevamento di maiali di via Frighi. La missione degli esperti, coordinati dal professor Dominic Salsarola, è quella di accertare se nel campo siano stati effettivamente seppelliti dei resti umani. Un residente di Velo, interessato all’acquisto della proprietà della famiglia Sperotto, qualche mese fa avrebbe infatti riferito, prima ai carabinieri e poi anche alla procura, di avere visto vicino alle vasche di sversamento dei liquami emergere un teschio, e delle altre ossa umane. Una circostanza che ha portato il pubblico ministero Hans Roderich Blattner a riaprire il caso della scomparsa, mai chiarita, delle due mogli di Valerio Sperotto (morto sei anni fa), Elena Zecchinato e Virginia Mihai. «Dal primo accertamento - conferma il procuratore Antonino Cappelleri - pare ci siano dei resti umani». Ma di teschio e altre ossa “lunghe” al momento non è stata trovata traccia.

Gli archeologi stanno lavorando in via Frighi dalla fine di ottobre, quando hanno ricevuto il mandato del pm di setacciare palmo a palmo l’ex allevamento. D’altronde la ricostruzione fatta, e più volte ribadita anche davanti al magistrato, dal futuro acquirente del capannone era chiara: le ossa erano riemerse in un’area precisa del terreno. Una zona che aveva segnalato anche nel corso di un sopralluogo.

Invece dagli scavi non è emerso ancora nulla. E a questo punto il dubbio, sempre più forte, che sotto alla terra dell’ex allevamento di suini non ci sia nulla di quanto indicato, si sta facendo ogni giorno più concreto.

Sulla vicenda, impegnati al fianco della procura, ci sono anche i carabinieri del nucleo investigativo di Vicenza coordinati dal tenente colonnello Giuseppe Bertoli e dal luogotenente Marco Ferrante. Sostituto procuratore e militari dell’Arma, la settimana scorsa hanno fatto il punto sugli scavi, recandosi a Velo d’Astico e visionando la proprietà di Sperotto.

Dominic Salsarola (impegnato anche sul caso di Yara Gambirasio e sull’omicidio di Lidia Macchi ammazzata in un parco di Varese nel 1987) assieme ai suoi collaboratori hanno rivoltato il terreno, con ruspa e carriole, zolla per zolla. Alcuni reperti ossei sono stati effettivamente trovati, sigillati e inviati per ulteriori accertamenti al laboratorio Labanof. Ma una cosa è certa: non si tratta di ossa umane “lunghe”. E nemmeno di un teschio. Se qualcosa è dunque stato rinvenuto a quanto pare non si deve certo alla ricostruzione, che parrebbe sempre più fantasiosa, del residente rivoltosi alle forze dell’ordine nei mesi scorsi.

Il lavoro, da adesso in poi, è quindi totalmente sulle spalle di investigatori e procura. Per cercare di risolvere il mistero delle ossa e capire se, effettivamente, potessero essere legate alla scomparsa delle due mogli di Valerio Sperotto (avvenuta in un caso nel 1988 e nell’altro nel 1999); il pubblico ministero Blattner ha infatti scelto una delle equipe di archeologi forensi più esperte e conosciute a livello nazionale e non solo.

Se, quindi, delle ossa umane sono state sotterrate in via Frighi lo si saprà presto, ma a questo punto non certo grazie alla segnalazione di chi avrebbe fatto la soffiata sbagliata.

Matteo Bernardini

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