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«Sguardi e imbarazzi alle lezioni del prof»

Il liceo delle Scienze umane “Martini” al Castello di Schio.  FOTO DONOVAN CISCATO
Il liceo delle Scienze umane “Martini” al Castello di Schio. FOTO DONOVAN CISCATO
Il liceo delle Scienze umane “Martini” al Castello di Schio.  FOTO DONOVAN CISCATO
Il liceo delle Scienze umane “Martini” al Castello di Schio. FOTO DONOVAN CISCATO

«A volte aveva atteggiamenti strani ma una cosa del genere non ce la aspettavamo proprio». Il cielo è grigio sopra il “Martini”. La pioggia cade intermittente sulla collina del Castello di Schio. Il meteo, ieri mattina, ha scelto la tonalità giusta per dipingere l'umore degli studenti del liceo delle scienze umane al ritorno sui banchi di scuola dopo le vacanze di Pasqua. Non un ritorno come gli altri, che per molti ragazzi non sono un granché. Il break pasquale, infatti, è stato decisamente agitato dopo l'arresto concluso dalla guardia di finanza di Francesco Di Luccio, 46, professore di scienze naturali nell'istituto scledense, che è accusato di atti sessuali su una sua studentessa di 15 anni. L'uomo, al momento, è in carcere a Vicenza. La ragazza, di cui anche la scuola stessa ignora l’identità, sarebbe stata regolarmente in aula ieri mattina, sul suo banco, accanto alle compagne. «Era il mio professore di scienze fino ad una settimana fa, certo che lo conoscevo – racconta un ragazzo mentre aspetta l'auto che lo riporterà a casa per il pranzo -. È un ottimo insegnante e spiegava davvero bene. Siamo rimasti tutti sotto choc. Ovvio che ne parliamo e che c'è interesse per la questione, oggi non si è parlato d'altro. In molti sono preoccupati, mentre altri sono solo curiosi e trattano la cosa come fosse solo gossip». Tra gli studenti che escono dal primo giorno di lezione dopo Pasqua si nota già una grande differenza. Le più colpite dal quanto accaduto tra Di Luccio e la sua allieva sembrano essere le ragazze. Sono loro ad avere una reazione netta: o non vogliono parlarne o, al contrario, hanno qualcosa da dire: «È stato nostro insegnante – commenta una ragazza assieme a due compagni – e sulle sue lezioni nulla da dire . Però ho notato qualche suo atteggiamento particolare con le mie compagne a cui , al momento, non ho dato peso». Ieri tutti gli insegnanti che avevano la prima ora, come stabilito dal collegio docenti urgenti di martedì mattina, hanno affrontato la questione. «Sì, stamattina ci hanno parlato – racconta una ragazza tra le prime ad uscire dall'istituto -. Sono stati molto generici e ci hanno spiegato che, prima di emettere una sentenza, è giusto attendere l'operato della magistratura. Personalmente non mi sento di giudicare né l'atteggiamento del professore né quello della ragazza». «Alcuni professori ci hanno spiegato cosa si intenda per presunzione di innocenza, ci hanno spiegato sommariamente quanto accaduto e ci hanno anche chiesto se sapevamo qualcosa, ma noi non sappiamo nulla più di loro. Ci hanno anche detto che hanno perquisito la scuola ma che qui non hanno trovato nulla». La mattinata è stata anche occasione per alcuni confronti interni alle classi. Qualche ragazza ha cercato di capire chi fosse la compagna coinvolta, con domande dirette, a cui sono seguite risposte altrettanto chiare. «Alcune compagne hanno chiesto ad una ragazza se fosse lei quella coinvolta, ma ha risposto che stimava il professore e lei non c'entrava nulla. La cosa migliore l’ha fatta di sicuro l’amica che ha avvisato i famigliari». «Abbiamo un'idea di chi sia – spiega un'altra ragazza -. C'è chi dice che la vedeva spesso aspettare il professore non distante dall'aula insegnanti». Ed è proprio la “caccia” morbosa alla giovanissima studentessa coinvolta che l'istituto vuole evitare, mettendo in campo tutte le precauzioni del caso. «Ci hanno chiesto di essere riservate», commentano alcune studentesse sui gradini che conducono all'ingresso. Nemmeno la rappresentante d’istituto vuole parlare. Una scuola che, da quello che trapela, è pronta ad aiutare la ragazza e la famiglia solo nel caso lo richiedano esplicitamente. L’arresto dello stimato professore residente a Torrebelvicino è stato concluso dopo circa un mese di indagini con pedinamenti ed intercettazioni ambientali che avrebbero tolto ogni dubbio agli investigatori coordinati dal pubblico ministero Elena Pinna e dal procuratore aggiunto Orietta Canova. La frequentazione tra la giovanissima studentessa ed il professore sarebbe partita alla fine delle vacanze di Natale, con alcuni incontri prima nell’auto di Di Luccio e, in un secondo momento, a casa dell’uomo. La ragazza si sarebbe quindi confidata con un’amica che, allarmata, avrebbe avvisato i famigliari. Da lì è scattata la segnalazione con le indagini che hanno portato ad arresti e perquisizioni. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Karl Zilliken

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