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Valdastico

Ritrova la gavetta
del soldato morto
e ne svela la storia

La gavetta del soldato Trivero, trovata in una soffitta, che ora unisce Lastebasse al Piemonte. FILOSOFO
La gavetta del soldato Trivero, trovata in una soffitta, che ora unisce Lastebasse al Piemonte. FILOSOFO
La gavetta del soldato Trivero, trovata in una soffitta, che ora unisce Lastebasse al Piemonte. FILOSOFO
La gavetta del soldato Trivero, trovata in una soffitta, che ora unisce Lastebasse al Piemonte. FILOSOFO

Una gavetta istoriata è come un film: vi si leggono il copione, le località in cui si svolgono gli eventi, si palesano sentimenti, emergono moti d’animo, gli attori.

È quanto sta avvenendo per una gavetta d’ordinanza venuta alla luce, dopo decenni d’oblio, in un sottoscala, a Montepiano di Lastebasse. Come vi sia arrivata è un mistero. Lì, nella casa dello zio, l’aveva vista da bambino Stefano Munari, oggi residente a Contrà Costa di Valdastico. «L’avevo spostata nel suo laboratorio – racconta – e là l’ho lasciata fino al ’95. Poi, sono rimasto colpito dalle iscrizioni e ho cominciato a interrogarle e ad interessarmi, chiedendo aiuto a sezioni alpini e fanti. Inutilmente». In effetti, sull’alluminio della gamella, con un coltello erano stati incisi, in verticale e con caratteri maiuscoli, il cognome e il nome del soldato, Trivero Secondino, le varie campagne di guerra “Kactopia, Grecia, Serbia, Bulgaria, Croazia, Ungheria”; l’esito di tanto combattere “Prigioniero Germania 13.9.43” e il commento “Tutto ha una fine e questa finirà”. Sull’altro lato iscrizioni più intime: “Mamma da te tornerò; W la classe 1923; due cuori con all’interno i nomi di Dino e Lucia; nel mezzo, “ogni tramonto una speranza” e “ciao, biondina”. È stato Matteo, figlio di Stefano Munari a trovare il filo d’Arianna. «Su internet dice - ho digitato Trivero Secondino e ho trovato un geometra di Torino. L’ho chiamato al telefono, chiedendogli se gli dicesse qualcosa l’anno 1923…». La storia continua con l’arrivo del geometra, con la moglie Laura, a Valdastico, accolti con gioia dal sindaco Claudio Gugliemi e dai Munari.

Il soldato non è lui, era suo zio. Tornato dalla guerra, in una sera del ’47 fu travolto da un camion mentre portava l’anello di fidanzamento alla sua Lucia. C’era nebbia e l’autista-pirata fuggì. «Lo zio non l’ho mai conosciuto – ha detto Trivero - stringendo e accarezzando commosso la gavetta. Di lui so molto poco. Questo è un grande giorno. È una storia che non conoscevo e che racconterò a mio fratello Andreino».

Con sè ha recato due foto dell’avo, di cui una in divisa con un commilitone. Non si capiscono il corpo di appartenenza, il grado, ma ora, con i dati raccolti, sarà possibile aggiungere altre tessere mancanti, rivolgendosi all’Archivio di Stato di Torino, con la richiesta del foglio matricolare. Intanto, complice quella gavetta, sta per nascere uno scambio culturale tra Torino e Valdastico.

Giovanni Matteo Filosofo

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