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Rimpatriato il distinto mendicante

Gli agenti di polizia locale scortano Mladen Stankovic all’imbarco del volo per BelgradoL’Audi dentro cui il serbo passava le notti in via della Pozza. S.D.C.
Gli agenti di polizia locale scortano Mladen Stankovic all’imbarco del volo per BelgradoL’Audi dentro cui il serbo passava le notti in via della Pozza. S.D.C.
Gli agenti di polizia locale scortano Mladen Stankovic all’imbarco del volo per BelgradoL’Audi dentro cui il serbo passava le notti in via della Pozza. S.D.C.
Gli agenti di polizia locale scortano Mladen Stankovic all’imbarco del volo per BelgradoL’Audi dentro cui il serbo passava le notti in via della Pozza. S.D.C.

Girava con generalità fasulle, dormiva in auto di lusso parcheggiata in una via di S. Croce e chiedeva l’elemosina seduto su una seggiola in via Btg. Val Leogra (e anche in via Garibaldi prima che partisse il cantiere della ripavimentazione), cambiandosi d’abito durante la giornata, abbronzato, inappuntabile. Ieri è stato rispedito a Belgrado con un volo partito dalla Malpensa, accompagnato dal vicecomandante della polizia locale Loris Revrenna e da un altro agente che lo hanno scortato sulla scaletta, consegnandolo alle hostess.

Finisce così la permanenza a Schio di Mladen Stankovic, 33 anni, alias Mladen Lukic, irregolare in Italia, un passato di muratore e operaio in nero, una ex compagna residente nel thienese da cui è stato allontanato “per atti persecutori”.

IL PRECEDENTE. Stankovic, cittadino serbo senza fissa dimora ma con una famiglia a Thiene, era stato denunciato dalla ex compagna per minacce e violenze, tanto che il 30 maggio scorso la Procura aveva emesso nei suoi confronti il divieto di avvicinamento alla donna.

Da qualche mese, più precisamente da marzo, si era però trasferito a Schio. Dormiva nella sua Audi TT, targa serba, parcheggiata in via della Pozza. E i residenti si erano allarmati, lo avevano notato e segnalato, affinché intervenisse qualcuno.

Di giorno si piazzava nelle vie centrali, si sedeva su uno scalino dapprima, poi si è munito di una seggiola, un bicchiere davanti senza di fatto chiedere l’elemosina, tanto che la sua presenza è finita sui social, con gli scledensi che si chiedevano che problemi avesse. Perché vestiva bene, era sempre a posto, abbronzatura da mare, mise sportiva ma impeccabile che cambiava anche durante la giornata. In molti sono andati a chiedergli cosa facesse, se gli servisse qualcosa ma si è rivelato taciturno. Era lì anche martedì mattina, sul marciapiede ad una cinquantina di metri dal duomo. Gli agenti di polizia locale sono intervenuti, gli hanno chiesto le generalità e verificato non solo che il suo vero cognome era Stankovic ma anche che aveva il provvedimento del tribunale sulle sue spalle. Accertato che non era regolare, il comando ha chiesto l’intervento dell’ufficio immigrazione della questura, che ha avviato la procedura di espulsione con accompagnamento alla frontiera.

IL VOLO. Frontiera rappresentata in questo caso dall’aeroporto di Malpensa, dove il serbo è stato imbarcato l’altro ieri alla volta di Belgrado, partito alle 21,15 sotto lo sguardo attento di Revrenna & c. Decisiva ed efficace la collaborazione fra polizia locale e quella di Stato per un rimpatrio così rapido. L’uomo ha dichiarato di essere originario da un paesino non lontano dalla capitale serba ma di essere via da casa da 11 anni e di non avere più da tempo contatti con i genitori. È anche vero che sino all’ultimo ha negato di essere quello Stankovic allontanato dalla connazionale nemmeno trentenne con cui conviveva: «Io non ho alcuna compagna, mai avuta», avrebbe riferito agli agenti. Invece le denunce parlavano chiaro e citavano ripetute minacce ed atti violenti. E gli uomini del comandante Giovanni Scarpellini hanno chiuso il cerchio rispedendolo a casa.

Mauro Sartori

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