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Schio

Puledrina Azzurra
fa rinascere
la contrada

La puledra Azzurra a passeggio con mamma e padroncina
La puledra Azzurra a passeggio con mamma e padroncina
La puledra Azzurra a passeggio con mamma e padroncina
La puledra Azzurra a passeggio con mamma e padroncina

SCHIO. Nuova vita per le contrade delle colline scledensi. Nel terzo millennio c'è infatti chi decide di dire addio alle comodità della città per avvicinarsi ad una dimensione rurale, certo più influenzata dai ritmi stagionali e dalla vicinanza con la natura. Una piccola oasi di pace, con le antiche case costruite in pietra e legno, in cui si respira ancora l'atmosfera a passo lento di epoche non troppo remote, contaminata però da un tocco di modernità. Un equilibrio tra passato e futuro, in cui si è infilata la puledrina Azzurra, nata in questi giorni in contrada Reghellini, dove la sua padrona ventunenne ha deciso di trasferirsi. Non manca nulla nel piccolo borgo in località Piane. A pochi minuti d'auto dal centro di Schio, ma allo stesso modo sufficientemente staccato da riuscire a far percepire ai sui abitanti un piacevole isolamento e, come la chiamano loro, la pace dei sensi. Per questo, nell'ultima dozzina d'anni, la contrada ha visto una piccola rinascita, passando dai due o tre residenti all'inizio dei Duemila ai 15 attuali, che a breve diventeranno 17 grazie alla giovane coppia composta dalla 21enne Michela Nardon, padrona di puledra e cavalla, e dal suo fidanzato.

 «Amo gli animali e la natura da quando ero piccola – racconta Michela mentre accarezza la puledrina – per questo ho deciso di venire a vivere qui. Ancora anni fa con la mia famiglia avevamo visto la casa e me ne sono innamorata. Ho finito gli studi, ho trovato un lavoro come operatrice sanitaria e mi sono fatta un mutuo». La giovane si trasferirà tra poche settimane, senza nessun timore per i piccoli disagi della vita defilata. «Anzi, per me è un vantaggio – aggiunge - ho sempre apprezzato i posti fuori dal mondo. Qui posso tenere anche i cavalli e vivere a contatto con la natura».

Oltre ad essere circondata dalla natura del bosco, la contrada pullula di vita, non solo umana. Oltre alle cavalle, ci sono cani, gatti, galline, un altro cavallo e ben tre asini. «Mi sono trasferita qui nel 2012 con marito e figlie (oggi hanno 10 e 12 anni) – spiega Federica Beni, quarantunenne -. Prima ho lavorato per anni tra Padova e Milano, vivendo chiaramente in città, ma a un certo punto c'è stato un cambiamento, ho deciso di reinvestire su me stessa. Abbiamo comprato e ristrutturato casa, una parte sta diventando un b&b mentre con gli asini sono attivi progetti per escursioni e attività con i bimbi».

È questa la motivazione alla base della scelta di un'altra residente, l'insegnate Licia Caltarossa, trasferitasi una decina d'anni fa assieme al marito (anche lui professore), abbandonando il sole e la frenesia di Napoli in favore della tranquillità delle Piane. «Una scelta ben precisa – afferma Caltarossa – che abbiamo potuto compiere anche perchè qui avevamo una vecchia casa di famiglia. I piccoli disagi vengonodel tutto ripagati dal benessere ricavato stando qui».

«Comunque non è da tutti vivere in contrada», ricorda la vicina Angela Cavedon, anche lei trapiantata nel borgo, lasciandosi alle spalle una vita tra Varese e Schio. Anche il figlio venticinquenne si è sistemato una casetta, non molto distante dai genitori. «Negli ultimi anni - spiega la donna - la contrada si è ripopolata, ma pensiamo che nella prima metà del '900 ci vivevano circa 200 persone. Qui si sta bene, ma c'è anche tanto da fare, tra boschi, animali e manutenzioni varie. Bisogna avere una predisposizione per questo tipo di lavori e per la vita all'aria aperta, altrimenti meglio lasciar perdere».

Silvia Dal Ceredo

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