<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Pluricampione europeo grazie al cuore nuovo

Vincenzo Serratore  festeggia con medaglia al collo e tricoloreL’ex magazziniere comunale sul gradino più alto del podio
Vincenzo Serratore festeggia con medaglia al collo e tricoloreL’ex magazziniere comunale sul gradino più alto del podio
Vincenzo Serratore  festeggia con medaglia al collo e tricoloreL’ex magazziniere comunale sul gradino più alto del podio
Vincenzo Serratore festeggia con medaglia al collo e tricoloreL’ex magazziniere comunale sul gradino più alto del podio

«La carrozzeria è vecchia ma il cuore è nuovo». E va oltre l’ostacolo, non solo in senso metaforico. Vincenzo Serratore, 65 anni, residente a Magré, località Siberia, già lavoratore nel settore metalmeccanico prima e poi come magazziniere comunale nei locali di via Cementi, da undici anni vive con un cuore nuovo. E da sette ha scoperto il mondo dello sport, con soddisfazioni inimmaginabili. Ai recenti campionati europei per trapiantati di cuore e polmoni, tenutisi al villaggio sportivo di Lignano Sabbiadoro a metà giugno, 300 atleti in gara per 14 nazioni rappresentate, è stato uno dei protagonisti assoluti, portando a casa ben tre medaglie d’oro, una d’argento e persino un bronzo, giusto per non farsi mancare nulla. E nelle discipline più disparate: vincitore della corsa campestre su quattro chilometri (battuti due francesi) , secondo nella gara in linea di ciclismo sui 20 km, ancora primo nei 1.500 metri di atletica in pista e terzo nei 400. E poi, grazie alla combinazione fra bici e mezzofondo, trionfatore anche nel biathlon, che sarebbe poi la versione ridotta del triathlon senza il nuoto. «Ma la medaglia più importante resta quella conquistata in sala operatoria a Padova nel dicembre 2007», confida Serratore, che fa parte dell’Associazione Cardiotrapiantati Italiani (Acti) ma aderisce anche all’Aido, «perché il messaggio che deve passare è l’importanza della donazione». Però non sa chi fosse il suo donatore: «Mi dissero che arrivava da Milano ma temo che fosse un modo per sviare la mia curiosità. Purtroppo non so a chi devo dire grazie ma è fondamentale che chi ha problemi come il mio sappia che si può fare una vita normale, anzi...» Definire normali le sue prestazioni atletiche che fanno invidia non solo ai suoi coetanei ma anche a chi ha diversi anni di meno e non ha avuto bisogno di trapianti, sembra riduttivo. Se poi ci aggiungiamo che l’ex magazziniere comunale si è fatto entrambi i percorsi del Cammino di Santiago, compreso quello “allungato” sino a mille chilometri, c’è da restare basiti. «E pensare che prima dell’operazione non riuscivo a salire i gradini a causa della mia cardiopatia dilatativa. Ora sono sempre in giro a passeggio, mi alleno in montagna. Certo, prendo ancora i farmaci e mi tengono sotto osservazione ma faccio una vita che è migliore rispetto a quella di prima, anche perchè oggi apprezzo molto di più anche le piccole cose». E chiamale piccole le sue cinque medaglie agli europei per trapiantati di cuore e polmone che hanno rimpolpato il bottino azzurro. «Un trapiantato non è ancora un malato - conclude Serratore, lanciando un messaggio forte a chi si trova nelle sue condizioni. - Lo era prima, adesso bisogna reagire. L’anno scorso presi un aereo e me ne andai per un mese e mezzo in Australia. Gli altri mi guardavano come fossi pazzo e mi dicevano: “E se ti viene male, e se ti succede qualcosa?”. Sbagliato, bisogna guardare avanti. E se l’ho fatto io, possono farlo anche gli altri». Perché ascoltare l’inno di Mameli dal gradino più alto del podio, al cuore fa solo bene. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Mauro Sartori

Suggerimenti