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Malo

Paziente morì
per errore medico
4 sanitari “assolti”

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La Rsa e casa di cura Muzan di Malo
La Rsa e casa di cura Muzan di Malo
La Rsa e casa di cura Muzan di Malo
La Rsa e casa di cura Muzan di Malo

MALO.  Luigia Caterina Spinella muore a causa di un «macroscopico errore» di valutazione medica. La donna di 65 anni, sofferente di Parkinson e ricoverata alla casa di cura Muzan di Malo, tra il 27 e 28 febbraio scorso cade per due volte, si frattura il femore destro, ma il medico della struttura Daniele Trevisan nel momento in cui correttamente chiede di sottoporla ai raggi sbaglia gamba. Indica la sinistra, innescando un’inevitabile sequela di fraintendimenti clinici che conducono a un’operazione all’arto sano. Il prof. Raffaele Giorgetti, noto luminare di medicina legale e in questa indagine consulente della Procura di Vicenza, censurando il comportamento del dr. Trevisan, di 39 anni, chiama in causa anche l’operato dell’ortopedico Alberto Gasparella, 40 anni, in servizio all’ospedale di Santorso e consulente della Muzan. «L’errore - scrive Giorgetti - è poi stato ripetuto dall’ortopedico che ha prescritto il carico completo (cioè la possibilità di camminare senza stampelle ndr) pur in presenza di una evidente localizzazione traumatica a destra e un referto radiologico negativo per l’anca controlaterale». Il medico legale solleva il dubbio che Gasparella non abbia svolto la visita e abbia prescritto il “carico completo“ solo in base al referto negativo. In seguito alla morte della signora Spinella avvenuta il 5 maggio, i congiunti hanno presentato un esposto con l’avvocato Daniele Accebbi, per chiedere al pm Paolo Fietta di capire il motivo della morte della congiunta. Il magistrato ha incaricato Giorgetti di eseguire l’autopsia, dopo avere messo sotto inchiesta per omicidio colposo oltre a Trevisan e Gasparella (assistiti dagli avv. Tonino De Silvestri e Massimo Malipiero), anche il medico di guardia di Malo, Sara Dalla Costa, 34 anni (avv. Roberto Sette), l’altro ortopedico operante Giovanni Sambo, 57 anni (avv. Stefano Peron), l’anestesista Vincenza Lotito, 61 anni (avv. De Silvestri) e il geriatra Gianpaolo Marchetti, 58 anni. Quest’ultimi tre medici sono in servizio all’ospedale Altovicentino. All’esito di questo passaggio investigativo chiave, sono destinati ad uscire di scena con l’archiviazione i camici bianchi Dalla Costa, Sambo, Lotito e Marchetti perché estranei agli errori che avvennero a partire dalla fine di febbraio. Il 22 di quel mese Spinella aveva fatto ingresso alla casa di cura Muzan, diretta da Annalisa Bergozza. La struttura gode di buona fama sul territorio, ma il prof. Giorgetti sottolinea che in questa assistenza ci sono state lacune nella sorveglianza se per due volte la donna è caduta e si è procurata la grave frattura. Grave perché avrebbe dovuta essere operata nell’arco delle prime 48 ore, come insegna la letteratura scientifica in materia, per evitare quelle complicazioni che possono portare anche alla morte. Perché un altro dei passaggi critici, al di là dell’errata indicazione del dr. Trevisan su quale arto operare, sono stati i dieci giorni di tempo trascorsi tra la frattura e la decisione di intervenire. Essi sono stati un lasso temporale ingiustificato con la natura della patologia. Tanto più che i familiari di Spinella in più occasioni avevano sollecitato i sanitari a intervenire perché la loro cara si lamentava molto del dolore. E la gamba, destra, si ingrossava sempre di più. Come l’esperienza giudiziaria insegna nei casi di malapratica medica, se sul piano penale anche la posizione di Trevisan e Gasparella all’atto del processo potrebbe uscire ridimensionata, sul piano contrattuale, e di conseguenza su quello risarcitorio, la posizione della casa Muzan appare compromessa per quelle censure richiamate dal prof. Giorgetti nelle articolate 42 pagine di consulenza. 

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