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Parroco li “licenzia”, baristi in guerra

di Silvia Dal Ceredo
I coniugi Loretta e Cesare Cencherle hanno gestito il circolo per undici anni ma ora devono lasciareL’esterno del Circolo cattolico di Magrè. FOTOSERVIZIO DAL CEREDO
I coniugi Loretta e Cesare Cencherle hanno gestito il circolo per undici anni ma ora devono lasciareL’esterno del Circolo cattolico di Magrè. FOTOSERVIZIO DAL CEREDO
I coniugi Loretta e Cesare Cencherle hanno gestito il circolo per undici anni ma ora devono lasciareL’esterno del Circolo cattolico di Magrè. FOTOSERVIZIO DAL CEREDO
I coniugi Loretta e Cesare Cencherle hanno gestito il circolo per undici anni ma ora devono lasciareL’esterno del Circolo cattolico di Magrè. FOTOSERVIZIO DAL CEREDO

Il contratto d’affitto è in scadenza, ma non viene rinnovato. Il circolo cattolico di Magrè si prepara a dare l’addio ai due gestori, i coniugi Loretta e Cesare Cencherle rispettivamente di 60 e 64 anni, alla guida dell’attività da undici anni. La parrocchia avrebbe deciso di non proseguire nel rapporto perché intenzionata a rinnovare e rilanciare i locali del circolo, con un’ottica diversa da quella portata avanti finora.

La novità non è però passata inosservata nel quartiere e un gruppo di giovani della comunità ha lanciato sui social una campagna di solidarietà per la coppia. Il motivo è presto detto. «A Cesare - spiegano i ragazzi - mancano meno di tre anni per la pensione. Con questa azione la parrocchia li lascia di fatto disoccupati e alla loro età, vista la crisi e le prospettive lavorative tutt’altro che rosee, sarà molto difficile che riescano a trovare qualcos’altro».

Il gruppetto di persone che ha deciso di scendere in campo a difesa dei gestori è composto da giovani che, fin da quando erano adolescenti, frequentano il circolo cattolico di via Leonzio, ubicato in mezzo alle case del centro storico del quartiere.

Certo, se da un lato la parrocchia ha tutta la facoltà di far valere i suoi diritti, oltre che di tutelare e gestire i beni di sua proprietà come meglio crede, questi giovani sollevano più che altro una questione a sfondo morale. «Proprio la parrocchia – spiega una delle promotrici del gruppo, Angela Baldan -, che dovrebbe essere un ente che aiuta il prossimo, in questo caso mette in ginocchio una famiglia. Oltretutto senza fornire spiegazioni chiare, ma solo motivazioni apparentemente banali e pretestuose». Per questo stanno valutando di dar vita anche ad una raccolta firme.

«Sono stato ricevuto a colloquio dal parroco don Luigino Perin un paio di volte – racconta Cesare Cencherle -, gli ho chiesto se si poteva trovare un accordo, una mediazione, ma è stato irremovibile». Tra le motivazioni a sostegno del mancato rinnovo ci sarebbe innanzitutto il pagamento in ritardo dell’affitto: «È vero, qualche volta abbiamo pagato in ritardo i 1400 euro di canone mensile, però abbiamo sempre saldato, ad oggi tutto è regolare». A questo si aggiungerebbe il linguaggio infarcito di bestemmie di alcuni avventori «che utilizzano però la saletta del gioco delle carte, in posizione defilata» e la presenza di slot-machine, «che erano già installate quando abbiamo acquisito la gestione. Se non andavano bene, in undici anni potevano trovare un momento per farcelo sapere e le avremmo eliminate». Ai coniugi, è già stato comunicato che dovranno liberare i locali entro il 10 aprile. «A mio marito – afferma Loretta -, manca poco per raggiungere la pensione sociale, come faremo a trovare un altro lavoro e ad andare avanti, oltretutto con il mutuo della casa che avevamo appena rinegoziato? Sul più bello che ci eravamo riorganizzati in vista della vecchiaia, ci arriva questa mazzata e non sappiamo ancora le motivazioni reali. Per undici anni siamo andati bene, cosa è cambiato adesso, all’improvviso?».

Interpellato direttamente, il parroco don Luigino Perin non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione in merito alla vicenda. Sulla stessa linea alcuni rappresentati del Consiglio pastorale con cui non è stato nemmeno possibile parlare.

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