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Paralizzato, Comune paga 260 mila euro

Uno scorcio della centrale via Cristoforo a Magré dove si verificò l’incidente 21 anni fa.  KZ.
Uno scorcio della centrale via Cristoforo a Magré dove si verificò l’incidente 21 anni fa. KZ.
Uno scorcio della centrale via Cristoforo a Magré dove si verificò l’incidente 21 anni fa.  KZ.
Uno scorcio della centrale via Cristoforo a Magré dove si verificò l’incidente 21 anni fa. KZ.

Karl Zilliken È cambiato un altro calendario ma la battaglia legale tra il Comune di Schio e la famiglia di Roberto Collareda, rimasto paralizzato, è ad un nuovo capitolo. Il contenzioso legale dura da 21 anni e attende il suo ultimo atto davanti alla Corte di Cassazione nei prossimi mesi. LE NOVITÀ. Dal municipio, ed in particolare tramite la copertura assicurativa dell'Amministrazione, dovrebbero arrivare oltre 260 mila euro a risarcire il 20 per cento del danno patito dall'uomo dopo un incidente stradale. Un danno che, quindi, quantificato nella sua totalità ammonta ad oltre 1 milione 300 mila euro. Le novità degli ultimi giorni sono due: da un lato, è arrivata in municipio la notizia che l'assicurazione nelle prossime settimane farà partire i bonifici relativi a questa cifra; la seconda è che però la contesa non è terminata, perché Collareda e la sua famiglia vogliono che il Comune sia riconosciuto responsabile al 100 per cento. L'INCIDENTE. Il 5 ottobre del 1997 era una domenica. Collareda, a bordo del suo scooter, stava percorrendo via Cristoforo Magré nel quartiere scledense. Durante il tragitto, la ruota anteriore del ciclomotore ha urtato un tombino che era rialzato di circa sette centimetri e che, per di più, era nascosto da un avvallamento del manto d'asfalto. Nessuno di questi pericoli era segnalato da un cartello. La caduta è stata rovinosa, tanto che il ragazzo ha subito gravissimi danni permanenti rimanendo paralizzato. Gli accertamenti di chi, subito dopo l'incidente, si era occupato di stabilire quale fosse stata la dinamica avevano messo però in luce come nello schianto molte responsabilità fossero da addebitare allo stesso Collareda che si era messo alla guida in stato di ebbrezza e, proprio per questo, non stava procedendo nella sua corsia di marcia ma aveva invaso quella opposta dove, appunto, erano presenti il tombino e l'avvallamento. I GIUDIZI. Il primo grado di giudizio si celebrò nelle aule scledensi del Tribunale di Vicenza. Allora, il giudice rigettò la domanda presentata dalla madre del ragazzo, Lucia Dall'Amico, di risarcimento dei danni patiti, perché imputò l'incidente esclusivamente alla condotta del giovane che, appunto aveva invaso la corsia di marcia opposta perché conduceva il motorino da ubriaco. Quindi era partita una sequela di ricorsi e contro-ricorsi presentati sia dallo stesso Collareda, sia dalla madre. Con la sentenza 961 del 2017, la Corte d'Appello di Venezia ha quindi cercato di mettere la parola “fine” al contenzioso proponendo una sentenza che mira a sostenere l’ipotesi di un concorso di colpa piuttosto orientato a riconoscere comunque le responsabilità di Collareda nella faccenda ma questa decisione non basta, perché alla fine dello scorso dicembre l’uomo protagonista dell’incidente ha notificato all'Amministrazione l'ulteriore ricorso in Cassazione, che punta al pieno riconoscimento delle responsabilità del Comune ed il 100 per cento del risarcimento. I giudici potrebbero dargli ragione, confermare quanto già deciso in laguna o, addirittura, azzerare quello che gli spetta. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Karl Zilliken

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