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Ospedale di comunità Non sarà al De Lellis

Il “De Marchi” di Malo che torna ad essere ospedale, ma di comunitàL’ex ospedale De Lellis di Schio, ora “Casa della salute”Un recente scatto del “Boldrini” di Thiene.  FOTO STUDIO STELLA
Il “De Marchi” di Malo che torna ad essere ospedale, ma di comunitàL’ex ospedale De Lellis di Schio, ora “Casa della salute”Un recente scatto del “Boldrini” di Thiene. FOTO STUDIO STELLA
Il “De Marchi” di Malo che torna ad essere ospedale, ma di comunitàL’ex ospedale De Lellis di Schio, ora “Casa della salute”Un recente scatto del “Boldrini” di Thiene.  FOTO STUDIO STELLA
Il “De Marchi” di Malo che torna ad essere ospedale, ma di comunitàL’ex ospedale De Lellis di Schio, ora “Casa della salute”Un recente scatto del “Boldrini” di Thiene. FOTO STUDIO STELLA

Se l'ospedale di comunità con 15 posti letto viene attivato a Malo e non a Schio o Thiene si può dire che tra i due litiganti, il terzo gode? No, perché dopo un’attesa di oltre sei anni, dilatata dalla fusione tra Ulss ma anche dall’introduzione di “Azienda zero”, l’importante è aver portato a casa il risultato per i 32 comuni dell'Alto Vicentino. Tra breve inizieranno i lavori nel centro servizi “Muzan” di Malo, dov’era ospitata la medicina di gruppo (che ritornerà al distretto sanitario, dove nacque prima tra tutte in Veneto). Ed il trasloco serve proprio a fare spazio per questi nuovi posti letto “intermedi”, e cioè che servono ai pazienti che hanno superato la fase acuta, ma che non possono essere dimessi e rispediti a casa perché a domicilio non ci sono le condizioni per ricevere un'assistenza adeguata. L’assessore al sociale del Comune di Schio, Cristina Marigo, commenta positivamente questi posti letto: «Siamo molto contenti – spiega – si tratta di una fase intermedia tra ospedale e Rsa. Se con l’ospedale di Santorso eravamo coperti nella fase per acuti, mancava questo “ponte” che abbiamo aspettato con ansia, ma anche agendo ed attivandoci con un lavoro di squadra che ha portato i suoi frutti. Un’opera che va oltre il campanilismo». Quindici posti sono sufficienti? «Il meccanismo per attivare questi posti con gli standard adeguati non è semplice anche visto il calo demografico del bacino di abitanti. Questa è stata la soluzione ideale anche grazie agli spazi di “Muzan”. Ne avevamo bisogno anche per dare una risposta pubblica all'intasamento di altre strutture». Le fa eco il presidente della commissione consiliare sanità, Marco Tolettini: «Il giudizio è positivo, come lo è ogni qual volta si raggiunge un obiettivo. Monitoriamo costantemente la situazione e cerchiamo sempre di avere qualcosa in più. Il De Lellis? Si stanno facendo tanti ragionamenti ed un’analisi approfondita su una struttura di proprietà Ulss che, tra le priorità, deve essere valorizzata». Critico invece Pietro Veronese che si è speso a lungo sul fronte sanità scledense e che puntualizza: «L’ospedale di comunità avrebbero dovuto già attivarlo sei anni fa al “De Lellis”, perché era previsto nel Piano di riorganizzazione approvato per il triennio 2009-2012. Se consideriamo che i posti letto per acuti nel nostro Distretto sono ben al di sotto degli standard regionali, avrebbero dovuto prevedere l’attivazione dell’ospedale di comunità non solo a Malo ma, come già era stato programmato, anche a Schio. Che una città di 40.000 abitanti sia privata di un servizio simile è avvilente». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Karl Zilliken

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