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«No ai tagli ai pazienti psichiatrici»

Il reparto di Psichiatria dell’ospedale Alto Vicentino in un’immagine di repertorioLa conferenza dei sindaci: da sinistra Cappozzo, Casarotto, Orsi
Il reparto di Psichiatria dell’ospedale Alto Vicentino in un’immagine di repertorioLa conferenza dei sindaci: da sinistra Cappozzo, Casarotto, Orsi
Il reparto di Psichiatria dell’ospedale Alto Vicentino in un’immagine di repertorioLa conferenza dei sindaci: da sinistra Cappozzo, Casarotto, Orsi
Il reparto di Psichiatria dell’ospedale Alto Vicentino in un’immagine di repertorioLa conferenza dei sindaci: da sinistra Cappozzo, Casarotto, Orsi

Mille euro in più ogni mese. Se quello in arrivo non è un salasso per le famiglie dei pazienti psichiatrici, è solo perché dietro l’angolo c’è un rischio ben peggiore. Quale? Che molti nuclei tra i circa 100 coinvolti nel secondo distretto dell’Ulss 7 passino la mano e rinuncino a far curare i loro cari. Sempre ammesso che la famiglia ci sia. Un prezzo non solo economico-finanziario ma anche sociale da pagare decisamente troppo caro. Per questo i Comuni, che anche volendo non potrebbero intervenire per sostituirsi alla Regione, stanno viaggiando compatti per far valere le proprie voci. IL PROVVEDIMENTO. E questo viaggio in schieramento da battaglia porterà inevitabilmente a Venezia, davanti alla V commissione regionale che si occupa della sanità. Questo perché è stata proprio la giunta guidata dal governatore Luca Zaia con la delibera 1978 del 6 dicembre scorso (pubblicata sul bollettino ufficiale numero 3 del 9 gennaio) ha recepito il decreto del Presidente del consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017 sull’aggiornamento dei Lea, cioè i livelli essenziali di assistenza. Ed in particolare la parte in cui la normativa statale stabilisce che i “trattamenti socio-riabilitativi, rivolti a pazienti non assistibili nel proprio contesto familiare e con quadri variabili di autosufficienza e di compromissione del funzionamento personale e sociale, che richiedono interventi a bassa intensità riabilitativa... sono a carico del Servizio sanitario nazionale per una quota pari al 40 per cento della tariffa giornaliera...”. Tutto bene se non fosse che fino alla fine del 2017 la Regione partecipava per il 60 per cento. LE CIFRE. E secondo i calcoli messi a punto dalla conferenza dei sindaci del secondo distretto dell’Ulss 7 presieduta dal primo cittadino di Lugo, Robertino Cappozzo, si tratta di un “risparmio” che a livello regionale tocca i 20 milioni di euro in un anno e che per il solo distretto di riferimento arriva a 1,5 milioni ogni 12 mesi. «Sembra la prosecuzione di una politica già attiva da tempo che vuole spostare i costi dalla sanità al sociale – lamenta Valter Orsi, sindaco di Schio -. Questo vuol dire andare a pescare direttamente dalle tasche delle famiglie, sperando che le amministrazioni comunali intervengono per arginare la situazione, almeno nei casi più gravi. Ma, in questo, caso, è letteralmente impossibile perché abbiamo stimato un costo a carico del solo Comune di Schio di 400 mila euro all’anno. Cifre insostenibili che paralizzerebbero qualsiasi bilancio, sia quello di un Comune strutturato come il nostro, sia quello di altre realtà più piccole». La richiesta diretta alla Regione, quindi, sarà quella di riutilizzare i 20 milioni risparmiati, riversandoli con una cosiddetta operazione extra-Lea, in questo caso di taglia decisamente “maxi”, per reinvestirli completamente andando a coprire i costi per gli utenti interessati. «L’alternativa è quella di vedere questi pazienti in strada, impossibilitati a pagarsi le cure, anche perché qui si sta parlando in moltissimi casi di andare a pescare nelle tasche di chi ha già il portafogli vuoto e ha bisogno di queste cure a vita – conclude Cappozzo -. Il gruppo di lavoro ha perciò preparato il documento condiviso che presenteremo alla commissione regionale». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Karl Zilliken

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