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Schio

Morì sotto i ferri
Risarcimento
milionario

Condannata l'ex Ulss 4
L'ex ospedale "De Lellis", ora "Casa della Salute"
L'ex ospedale "De Lellis", ora "Casa della Salute"
L'ex ospedale "De Lellis", ora "Casa della Salute"
L'ex ospedale "De Lellis", ora "Casa della Salute"

SCHIO. Morì a 55 anni per un drenaggio mal funzionante dopo un’operazione per l’asportazione della tiroide. Ora l’assicurazione dell’ex Ulss 4 dovrà sborsare alla famiglia di Mirco Bruni la somma di 1 milione e 56 mila euro, come ha stabilito il tribunale di Verona che ha condannato la struttura sanitaria.

Il dramma risale a fine agosto 2011, quando le sale operatorie dell’allora ospedale De Lellis funzionavano a pieno regime. Bruni venne ricoverato per un intervento programmato di asportazione della tiroide per la formazione di un gozzo, ma dal nosocomio non uscì vivo a causa, secondo quanto stabilì una perizia ordinata dal giudice, di un drenaggio mal funzionante che ne provocò dapprima problemi gravi di respirazione sino all’asfissia letale. La perizia eseguita dal consulente tecnico d’ufficio stabilì l’inadeguata assistenza dopo l’intervento, alla base della tragedia.

La moglie e i giovani figli chiesero di indagare sulle ragioni del decesso e poi chiesero i danni all’azienda sanitaria: un anno fa il tribunale di Verona li quantificò in una cifra superiore al milione di euro. L’Ulss si è opposta in Appello a Venezia e chiede la sospensione dell’ordine di pagamento. Ora la famiglia passa al contrattacco, affidandosi a Obiettivo Risarcimento per il recupero della somma.

«La consulenza medico-legale ed i ricorsi proposti – spiega Paolo Simioni, amministratore di Obiettivo Risarcimento, che ha seguito la vicenda – hanno consentito ai familiari di far luce su quanto accaduto al loro povero congiunto. Il percorso giudiziale appena completato, infatti, è significativo in quanto, non solo può essere definito come un antesignano rispetto alle nuove regole stabilite dalla recente Legge Gelli, ma si è potuto concludere con tempistiche certamente più celeri di quelle richieste da una causa ordinaria».

L'iter intrapreso dalla famiglia, tuttavia, non si è ancora concluso. L’azienda sanitaria (che non risponde in solido contando sulla copertura assicurativa in simili casi) non ha mai provveduto ad onorare il risarcimento. Da noi interpellata, la direzione ha fatto presente che c’è un ricorso pendente.

L'avvocato Umberto Vianello di Venezia, a cui i congiunti del defunto si erano rivolti affinché li seguisse nella richiesta di risarcimento, è stato quindi costretto a procedere col pignoramento dei conti correnti intestati all’azienda ospedaliera.

«Questo è un caso esemplare, e non l'unico in Italia; i cittadini italiani - chiude Simioni - speriamo possano ora contare su una riforma che chiarisca definitivamente gli obblighi assicurativi collegati alla sanità italiana e che contribuisca a dare maggior certezze ai diritti dei malati in un rinnovato e rafforzato rapporto medico-paziente».

Mauro Sartori

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