Mauro Sartori Litigano in camera per futili motivi, saltano fuori i coltelli e l’inseguimento sfocia nel sangue. Un ragazzo somalo finisce in ospedale per i tagli al collo e un sudanese viene fermato mentre si aggira nei paraggi con due coltelli in tasca. Il feritore è stato denunciato a piede libero per lesioni aggravate. Vigilia di Natale turbolenta in pieno centro a Schio. Un giovane africano si accascia davanti alla vetrina del salone di Manuela Nicolin in via Pasini 111, attorno alle 10. È in mutande e t shirt. La parrucchiera esce, mentre il negozio è affollato di clienti, e con altruismo lo soccorre. Il ferito sta perdendo sangue dal collo. «Hanno tentato di uccidermi», farfuglia. Partono le telefonate ai carabinieri che si recano sul posto e arriva anche il personale del Suem. Il giovane è un somalo di 18 anni, C.M.M., ed è stato colpito da due fendenti infertigli da A.A., sudanese di 25 anni, titolare di protezione sussidiaria, lo status riconosciuto da una commissione apposito che consente alla Questura di rilasciare loro i documenti. Un passaggio oltre quindi a quello di richiedente asilo. Il ferito è un profugo e i due sono coinquilini in un alloggio di via Milano gestito da una cooperativa e dove si troverebbero altri due africani. I tagli al collo e alla spalla non sono profondi e non hanno toccato organi vitali: la prognosi è di una decina di giorni e il somalo è stato subito dimesso. La lite è iniziata in via Milano per questioni legate al prestito o meno di qualche oggetto. Ai testimoni l’aggressore, pur bloccato con l’arma del ferimento, avrebbe riferito di essere stato minacciato di morte e di essere stato costretto a difendersi. Una tesi difensiva al vaglio degli inquirenti. Nei suoi confronti potrebbe scattare la revoca dello status con conseguente imbarco per il Sudan. «Abbiamo temuto che venissero coinvolti i passanti», dicono i testimoni. In quel momento il flusso pedonale verso i mercatini e i negozi per le ultime compere della vigilia, cominciava ad essere notevole e le larghe chiazze di sangue sul marciapiede non sono passate inosservate, come la disperazione della vittima. «Siamo intervenuti rapidamente, evitando il peggio - commenta il maggiore Vincenzo Gardin. - In casi come questi è fondamentale la collaborazione con i cittadini, che c’è stata». • © RIPRODUZIONE RISERVATA