<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Medaglia a Teppa Dalla Regione il no è unanime

La cerimonia di consegna della medaglia a Valentino Bortoloso
La cerimonia di consegna della medaglia a Valentino Bortoloso
La cerimonia di consegna della medaglia a Valentino Bortoloso
La cerimonia di consegna della medaglia a Valentino Bortoloso

Quando l’allora 93enne Valentino Bortoloso ricevette in prefetturala medaglia della Liberazione per i suoi trascorsi partigiani in Val Leogra, su segnalazione al ministero della Difesa da parte dell’Anpi, si sollevò un polverone enorme, tanto che partirono richieste al ministero stesso di fare un passo indietro, compiuto un paio di mesi dopo, nell’agosto 2016. Nel frattempo Teppa, nome di battaglia di Bortoloso, firmò un documento di riconciliazione assieme ad Anna Vescovi, figlia di quel Giulio Vescovi commissario prefettizio, caduto sotto le raffiche di mitra del commando partigiano penetrato nelle carceri di via Baratto la notte del 6 luglio 1945. Le vittime furono 54 e Teppa è l’unico ancora in vita dei partigiani che fecero fuoco e che ha scontato la pena. I due si strinsero la mano davanti al vescovo di Vicenza, Beniamino Pizziol, che poi venne a Schio ad officiare la messa in memoria delle vittime dell’Eccidio. I consiglieri regionali di Forza Italia, Massimo Giorgetti (capogruppo) ed Elena Donazzan (assessore) chiesero il ritiro della medaglia. Una mozione diventata simbolica dopo che ci ha provveduto il governo centrale ma che è stata discussa ed approvata in Consiglio regionale l’altra sera. Con voto unanime, se si eccettua la non partecipazione di Piero Ruzzante di Liberi e uguali. «La nostra non voleva essere una speculazione politica su quanto accaduto - ha premesso Giorgetti - ma il tentativo di costruire una memoria collettiva su atti criminali. C’è stato un confronto corretto, un bel dibattito ed infine un voto che è anche una condanna unanime all’onorificenza. La storia è storia e non deve avere ricadute sulla vita politica attuale». Stefano Fracasso del Pd conferma il voto del suo gruppo ma precisa: «Ho voluto mettere in evidenza due fatti. Il primo è che il patto di riconciliazione civica sottoscritto dalle parti nel 2005 e voluto dall’allora sindaco di Schio Luigi Dalla Via fu e rimane un’operazione di grande valore civile. Ed ho rammentato a Donazzan che alla ricostruzione storica degli eventi ha contribuito, in maniera determinante, l’Istrevi di Vicenza che ha svolto un gran lavoro. Per quanto riguarda la medaglia a Teppa, sono passati quasi due anni ed è stata revocata. È cosa sorpassata». Intanto a Schio la polemica rischia di divampare nuovamente fra qualche giorno, in occasione del 25 aprile, che quest’anno coincide con un mercoledì, mattinata di mercato. L’amministrazione comunale ha concesso la deroga alle bancarelle che dunque occuperanno il centro storico. Il corteo per la Liberazione non partirà da piazza Statuto, come di consueto, ma dal retrostante palazzo Fogazzaro. Rimangono l’alzabandiera in piazza Rossi e la cerimonia al sacrario di Ss. Trinità. Però prima ci sarà un’iniziativa dell’Anpi a Magrè, che farà una sua commemorazione della Resistenza prima di confluire nel corteo condiviso fra i comuni di Schio, San Vito, Valli, Santorso e Torrebelvicino. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Mauro Sartori

Suggerimenti