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Maria non è stata uccisa
Cade l’accusa di omicidio

Il condominio di via Castellani al centro dell’inchiesta
Il condominio di via Castellani al centro dell’inchiesta
Il condominio di via Castellani al centro dell’inchiesta
Il condominio di via Castellani al centro dell’inchiesta

Maria Cebba non è morta per le conseguenze delle ferite subite nella colluttazione con due vicine. L’eventuale pestaggio, da dimostrare perché le versioni sono contrastanti, non ha comunque causato lesioni letali.

Cade, pertanto, l’accusa di omicidio preterintenzionale nei confronti delle cinesi Jinlan Guo, 59 anni e Chunying Zhao, di 33. A entrambe nella primavera 2016 fu spedito l’avviso di garanzia con la pesante accusa per il decesso della pensionata di 93 anni che abitava in centro a Schio, nel condominio di via Castellani 13, dietro piazza Almerico, e che spirò all’ospedale di Santorso il 22 marzo 2016.

Le due straniere, di recente, hanno appreso che la loro posizione si è alleggerita. Il pm Barbara De Munari, che aprì un fascicolo inizialmente per lesioni aggravate, ha inviato alla commerciante cinese Zhao e alla baby sitter Jinlan Guo, difese dagli avvocati Edda Grasselli e Alessandro Gori, l’avviso di conclusione delle indagini per i reati di lesioni aggravate, ma non per quello ben più grave di omicidio preterintenzionale. Con una pena edittale fino a 18 anni di reclusione.

Decisivo l’esito della perizia medico legale ordinata dal gip del tribunale di Vicenza nella primavera 2016, per fare piena luce sull’inquietante e drammatico episodio avvenuto in due tempi il 26 e 27 novembre 2015.

Il perito del giudice ha escluso, oltre ogni ragionevole dubbio, che ci sia stato un rapporto di causa effetto tra la frattura dell’omero subito dalla signora Cebba nella colluttazione con le vicine orientali e la sua morte.

All’origine dei dissidi i rumori che dall’appartamento di Zhou, madre di due bambini di 8 e 5 anni, si sarebbero propagati al piano di sotto, disturbando l’anziana.

«Purtroppo da quando la mia famiglia abita nel condominio - spiegò ai carabinieri la cinese - Maria Cebba non perde occasione di lamentarsi del fatto che i bambini farebbero rumore e perché il rubinetto dell’acqua della cucina sarebbe rumoroso e la disturberebbe».

La stessa pensionata ai carabinieri fornì una versione diversa della lite conclusasi con il ricovero all’ospedale per la frattura di un omero e altre contusioni. Riferì di essere stata picchiata con un ombrello e di essere stata strattonata, fino a cadere sul pavimento, davanti all’uscio della famiglia cinese.

L’antefatto il 26 novembre quando Cebba si presentò davanti alla porta dell’appartamento al primo piano e suonò. Dentro c’era la sola Guo che non aprì. Allora l’anziana con un ombrello avrebbe colpito la porta con la punta e avrebbe inveito affinché smettessero i rumori. Poi se ne andò.

Maria l’indomani, alle 10, tornò a suonare. Aveva ancora l’ombrello. Jinlan Guo stavolta aprì. Nel frattempo avvisò Zhao, che era fuori casa. Cebba disse che Guo le prese l’ombrello e la picchiò. La cinese, invece, riferì ai carabinieri che afferrò la punta per impedire all’anziana, che impugnava l’ombrello per il manico, di colpire la porta. In quel frangente arrivò Zhao. Nel tiramolla la pensionata, molto più vecchia, ebbe la peggio e si ruppe l’omero. Ma questa e le altre lesioni da lei patite non causarono la sua morte quattro mesi dopo.

Ivano Tolettini

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