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Libro sull’Eccidio Scoppia la lite tra vecchie fazioni

Il pubblico presente l’altra sera a palazzo Toaldi Capra.  K.Z.Lo scontro verbale tra Anna Vescovi e Ugo De Grandis.  K.Z.
Il pubblico presente l’altra sera a palazzo Toaldi Capra. K.Z.Lo scontro verbale tra Anna Vescovi e Ugo De Grandis. K.Z.
Il pubblico presente l’altra sera a palazzo Toaldi Capra.  K.Z.Lo scontro verbale tra Anna Vescovi e Ugo De Grandis.  K.Z.
Il pubblico presente l’altra sera a palazzo Toaldi Capra. K.Z.Lo scontro verbale tra Anna Vescovi e Ugo De Grandis. K.Z.

«Andare oltre i fatti per permettere anche a Schio di ritrovare la pace». L’invito di Anna Vescovi sull’Eccidio sbatte contro un muro: «Non confondere i sentimenti con la storia», l’attacco (per la prima volta faccia a faccia e non tramite avvocati) dello storico Ugo De Grandis. Sette lettere che pesano come un macigno sulla storia di Schio anche a 75 anni di distanza. L’Eccidio continua ad infiammare gli animi, come dimostra la serata di presentazione del libro “La verità è una linea retta. Il padre ritrovato” dell’autrice Vescovi, figlia del commissario prefettizio Giulio, giustiziato dalle raffiche di mitra del commando partigiano penetrato nelle carceri di via Baratto la notte del 6 luglio 1945. «Non sono qui per portare la verità o per parlare di mio padre ma voglio parlare di me, che sono figlia della guerra con una vita completamente vissuta alla luce di questi fatti – racconta Vescovi-. Nella mia famiglia non è mai esistito l’odio, ho vissuto un’infanzia splendida e non voglio guerre. Schio l’ho riscoperta da poco, per me era un paese lontano ma credo che sia ora di portare la pace. Non si tratta di dimenticare ma di superare i fatti con animo leggero e, lo ripeto, di pace. Bisogna andare oltre la dicotomia tra buoni e cattivi degli opposti, che conduce inevitabilmente alla guerra. Bisogna soffermarsi pure sulle sfumature». Dopo la morte della madre, la psicologa e psicoterapeuta di 75 anni ha deciso di riappropriarsi dell’Eccidio «grazie all’insistenza di Matilde Sella, che mi ha coinvolto nell’associazione delle vittime dell'eccidio – prosegue-. Quando ho saputo che c’era ancora qualcuno che aveva vissuto i fatti, il partigiano Teppa, Valentino Bortoloso, non ci ho pensato due volte e ho deciso di scrivergli». «Solo lei e io siamo gli unici testimoni di un mare di dolore. Il destino ci ha legato ineluttabilmente e solo andando oltre favoriamo la crescita e la maturazione», alcuni estratti della lettera che Vescovi ha inviato a Bortoloso. Il partigiano le ha risposto nel giro di due settimane, accordando un incontro «senza alcuna ambiguità. Seppur tardivamente, almeno tra due famiglie, è finita una guerra infame che spero non si ripeta mai». «Non è stato facile salire le scale di casa sua, ma io non volevo vedere l’assassino di mio padre, bensì una persona. E una persona è quello che ho trovato - ha concluso Vescovi- Non parlo di perdono ma di misericordia, perché il perdono può anche essere un’umiliazione per il perdonato mentre la misericordia ha a che fare con cuori. Ci siamo riconosciuti reciprocamente. Si deve andare “verso” il prossimo e non “contro”». Al termine di una serata condotta da Chiara Rebellato, con gli interventi della storica Chiara Residori e dell’editore di “Outsphera” Roberto Grande, con la recita di alcuni passi di Daniela Padovan, ha preso la parola lo storico De Grandis: «Ci siamo parlati sempre e solo tramite gli avvocati e mi rincresce non aver partecipato al tavolo di Conciliazione – ha spiegato-. La perdita di un genitore è un evento traumatico che non riesco neppure a immaginare cosa possa avere significato per una bimba di due anni. Una cosa, però, sono i sentimenti mentre altra cosa è la storia. Compito arduo, ingrato e impopolare degli storici, anche di quelli del weekend, è di tenere sentimenti e storia su binari paralleli. Il giudizio espresso nel libro su Giulio Vescovi non è corretto: ha commissionato indagini sulla condotta politica di molti cittadini, ha avuto parte attiva nell’individuazione delle famiglie cittadine di origine ebrea e ne ha confiscato i beni, mandandole sul lastrico, oltre ad avere mandato molti cittadini nei campi di sterminio. È stato un criminale». In chiusura intervento dell’ex segretario provinciale della Cisl, Gigi Copiello: «La politica deve riportare ordine nelle nefandezze della guerra». Presente pure Alex Cioni: «No a polemiche che accrescano tensioni». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Karl Zilliken

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