<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

«La scultura va tolta» La beffa delle Belle arti

Sindaco e vice  applaudono allo scoprimento della scultura di Mario Converio a palazzo Fogazzaro
Sindaco e vice applaudono allo scoprimento della scultura di Mario Converio a palazzo Fogazzaro
Sindaco e vice  applaudono allo scoprimento della scultura di Mario Converio a palazzo Fogazzaro
Sindaco e vice applaudono allo scoprimento della scultura di Mario Converio a palazzo Fogazzaro

Quando a palazzo Fogazzaro la scultura venne scoperta sabato 7 ottobre 2017, alla presenza del sindaco Valter Orsi e del suo vice Roberto Polga, assessore alla cultura, scattò un applauso convinto dal numeroso pubblico presente al taglio del nastro della personale di Mario Converio, pluripremiato artista del ferro battuto. Si trattava di “Uccelli con pesce”, alta poco più di tre metri, opera ardita nelle forme e di straordinaria esecuzione, tanto che gli scledensi video, forse per la prima volta, l’artista commosso. Ora non c’è più, fatta rimuovere dalla Soprintendenza delle Belle arti con una poco tempestiva richiesta. E destinata ad una collocazione marginale, probabilmente nel retro del palazzo, fra le aiuole di piazza Falcone e Borsellino. Nei paraggi, insomma, ma non è la stessa cosa. Eppure dal “servizio cultura“ municipale la richiesta di autorizzazione era partita a tempo debito, ovvero il 5 settembre, un mese prima dell’inaugurazione. Contando sul “silenzio assenso” le cose erano andate avanti, per la soddisfazione di amministrazione comunale e dei tanti estimatori del vulcanico scultore scledense. Invece la prima beffa arriva il 22 dicembre. Il Ministero dei beni culturali comunica che, «considerato il luogo previsto per l’installazione (davanti alla scalinata d’ingresso al Fogazzaro) che costituisce l’ambito pertinenziale dell’edificio ottocentesco, considerata la sua storia architettonica e la sua rilevanza sociale e urbanistica, l’opera risulta elemento del tutto estraneo». E pertanto va tolta. Il 27 dicembre partono le osservazioni scledensi che puntano sul percorso culturale intrapreso dalla giunta e nell’ambito del quale Converio merita il suo spazio. Ma non serve a nulla. Il soprintendente Fabrizio Magani conferma il no: «Le osservazioni non sono rilevanti ai fini dei motivi del diniego». Non serve che l’opera sia apprezzata e che l’artista abbia vinto concorsi a livello mondiale e sia stimato ben oltre i confini italici. E che il dono fatto sia da considerare come un lascito ereditario, visto che, passati i 70 anni, l’artista non sa se avrà altre occasioni di esporre nella sua città. Lì non ci può stare. Stop. «Sono stupefatto - ammette Converio. - Ci sono brutture ovunque e nessuno interviene. Penso ad esempio, per restare a Schio, a com’è ridotto il parcheggio della Fabbrica alta. Quell’edificio non è un bene da tutelare? Mi dispiace per sindaco e giunta che si erano adoperati al meglio ma contro la burocrazia e certe scelte c’è poco da fare. Ma non mi arrendo. Sono arrabbiato nero e vado sino a Venezia a chiedere spiegazioni. Vedremo cosa mi diranno in faccia...» Converio ha il dente avvelenato anche perché un’altra sua opera, realizzata nel 2005 in occasione del centenario del dirigibile Italia, è confinata nelle ex scuole Marconi. «Si sta rovinando», assicura. Palazzo Fogazzaro, casa della cultura scledense e spazio espositivo per antonomasia, aveva già ospitato una personale di Converio ma nell’ultima c’era stato un percorso artistico assai particolare che abbracciava quasi sessant’anni di attività dell’autore, con tanti di filmato n cui si raccontava. «Era stato un momento emozionante per me e la scultura posta all’ingresso dell’edificio mi sembrava come una ricompensa per l’affetto e l’appoggio ricevuti...» • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Mauro Sartori

Suggerimenti