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La morosa lo lascia
e lui cammina
per 2mila chilometri

Il camminatore valica il Passo del San Bernardo. K.Z.Mirko Dal Prà raggiunge Santiago di Compostela. K.Z.
Il camminatore valica il Passo del San Bernardo. K.Z.Mirko Dal Prà raggiunge Santiago di Compostela. K.Z.
Il camminatore valica il Passo del San Bernardo. K.Z.Mirko Dal Prà raggiunge Santiago di Compostela. K.Z.
Il camminatore valica il Passo del San Bernardo. K.Z.Mirko Dal Prà raggiunge Santiago di Compostela. K.Z.

«Ciao mamma, esco a fare una passeggiata fino a Santiago de Compostela». No, non è andata proprio così la storia di Mirko Dal Prà, 25enne di località Enna a Torrebelvicino che, da casa, ha percorso interamente a piedi gli oltre 2 mila chilometri che separano l'Alto Vicentino dal luogo di culto iberico. Sei mesi di cammino, una media di 25 chilometri al giorno, uno zaino da 25 chili sulle spalle e una tenda come casa sono stati un'avventura che non scorderà mai, ma soprattutto che lo ha cambiato per sempre. In questa storia un pellegrinaggio molto spesso divenuto meta di turismo di massa, è tornato all'essenza.

«Una relazione chiusa da poco, un lavoro che non mi appagava. È stata l'occasione per realizzare il sogno di un viaggio in Europa. Sono partito alla ricerca della libertà, per fare chiarezza. Mi sono licenziato e via».

Il percorso era stabilito?

Non avevo un cammino in testa. Mi sono aiutato con le mappe. Da casa, sono arrivato a Rovereto. Da lì, tutto il Garda fino a Verona, poi verso la via Francigena e direzione Piemonte, con deviazione in Val D'Aosta per passare in Svizzera fino a Losanna per imboccare il cammino francese verso Santiago. Il tutto senza Gps. Avevo il telefono con me, ma lo usavo solo per chiamare la mia famiglia, che ringrazio.

A cosa non avrebbe potuto rinunciare durante il viaggio?

Alla tenda. Una volta aperta, riusciva a diventare veramente casa.

E una cosa di cui si è liberato?

Durante il viaggio lo zaino è passato da 25 a 20 chili. Ho imparato ad utilizzare l'essenziale. Avevo con me un bel cannocchiale, ma ho deciso di rispedirlo a casa.

Un momento indimenticabile?

Quando dai Pirenei ho visto l'oceano in lontananza. Una sensazione indescrivibile, così come quella di aver percorso a piedi due catene montuose come le Alpi ed i Pirenei non scherza.

L'arrivo a Santiago è quasi una parentesi per poi ritornare.

Dovevo prendere un traghetto a Barcellona e volevo arrivarci in bici. Arrivato ad Alfaro, vicino Saragozza, me l'hanno rubata.

E lì, l’avventura nell'avventura.

Ero molto stanco ed il furto mi aveva sfiancato. Per una settimana, ho vissuto con alcuni senzatetto locali. Mi hanno insegnato cosa sia la strada. Si mangia assieme, ma non ci sono amici. Quando lavavo i miei vestiti e li stendevo ad asciugare, loro me li avvicinavano alla tenda. Quando lasciavo il mio zaino fuori dalla doccia della struttura per homeless, loro me lo passavano dentro, perché non lo perdessi di vista. Ho piantato la tenda in un parco vicino al loro furgone.

Però c'era quel traghetto da prendere.

La “scadenza” mi ha smosso. Non sarei riuscito a proseguire a piedi o in bici. Ho preso un autobus fino a Barcellona per il traghetto fino in Italia. Poi, il treno fino a casa.

Come è cambiato?

Ho smesso di essere ragazzo e sono diventato uomo. Devo ricordarmene anche ora che sono tornato dai miei.

Ripeterebbe il viaggio in solitaria?

Non sono stato un minuto da solo. Non so come spiegarlo, ma accanto a me c'è sempre stato qualcuno: ho iniziato a credere.

Uno dei motivi della partenza era il lavoro. E ora?

Ho studiato per diventare meccanico e facevo il forgiatore, ma ho capito che il mio futuro dovrà essere a contatto con la natura. In primavera partirò per la Svizzera dove ho deciso di fare “gavetta” in alpeggio. Voglio portare sul nostro territorio tutto quello che imparerò lì.

Karl Zilliken

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