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La “chiamata alle arti”
per la mostra di Sgarbi

Il teatro Civico gremito per “Lectio magistralis”. FOTO CHIAPPINVittorio Sgarbi davanti all’opera di Demio in una casa di Santorso
Il teatro Civico gremito per “Lectio magistralis”. FOTO CHIAPPINVittorio Sgarbi davanti all’opera di Demio in una casa di Santorso
Il teatro Civico gremito per “Lectio magistralis”. FOTO CHIAPPINVittorio Sgarbi davanti all’opera di Demio in una casa di Santorso
Il teatro Civico gremito per “Lectio magistralis”. FOTO CHIAPPINVittorio Sgarbi davanti all’opera di Demio in una casa di Santorso

Dal palco del Teatro Civico è partita la «chiamata alle arti» per la città, indetta ufficialmente dal sindaco Valter Orsi e sostenuta dal critico d’arte Vittorio Sgarbi, venuto a Schio per presentare la futura grande mostra artistica su Giovanni Demio, pittore concittadino del ‘500, in programma per il 2018.

Un evento di portata nazionale, in grado di attirare masse di visitatori grazie alle opere di maestri del manierismo veneto quali Tintoretto, Veronese o Tiziano, oltre al nostrano Demio. Capolavori inestimabili che necessitano di un’organizzazione ad hoc che certo non è economica. «Il Comune da solo non può far fronte a tutto – ha sottolineato il sindaco Orsi -. Chiediamo quindi alla città se vuole essere protagonista di questo grande evento, come lo fu oltre un secolo fa, quando i cittadini finanziarono la costruzione di questo stesso teatro. Oggi come allora si tratta di una “chiamata alle arti”, che porterà ad un innalzamento culturale di Schio, ma bisogna avere il coraggio di provarci».

E la lectio magistralis del professore ferrarese si inseriva proprio in quest’ottica. «Sgarbi è un tramite eccellente – ha evidenziato Max Cipelletti della lista SchioDando, che sta seguendo il progetto insieme all’ufficio cultura del Comune – perché egli risulta uno dei maggiori studiosi contemporanei di Demio. La sua esperienza unita alla sua popolarità sono quindi preziose».

Ache se con un’ora di ritardo, Sgarbi ha proposto alla platea del civico un’interessante panoramica, raccontando anche il suo particolare legame con questo artista e con il territorio Alto Vicentino, partendo dall’indimenticabile denuncia ai danni del parroco di Pieve nel ’76 per lo stato di degrado della chiesa matrice. «Nel 1980 seguivo a Vicenza gli eventi per l’anniversario della morte di Palladio organizzati all’interno di quella che oggi possiamo definire “Basilica Goldin”, e proprio in quel mentre mi imbattei in Demio. Riferendosi alle decorazioni all’interno delle sue ville, Palladio lo citava espressamente nel terzo libro dell’architettura, lodandolo come “huomo di bellissimo ingegno" , evitando invece di nominare altri che collaborarono con lui, come ad esempio Veronese».

Fino a serata inoltrata il critico ha messo in risalto il valore di Demio, ricordando come egli lavorasse al fianco degli pittori del suo tempo. «Demio non era l’ultimo arrivato, ha lavorato in posti come la Basilica di S. Marco, la Bilbioteca Marciana di Venezia e la chiesa della Madonna delle Grazie a Milano, dove c’è il Cenacolo di Leonardo. Anche nel vicentino troviamo suoi lavori nel Duomo di Schio, in una villa privata a Santorso, nella chiesa parrocchiale di Torrebelvicino e nella palladiana Villa Thiene a Quinto. Viaggiò molto, fu una sorta di artista pellegrino che visitò Roma, Napoli e giù fino a Cosenza. Sue opere di trovano da nord a sud».

Per i più entusiasti la lezione del professore è poi proseguita con una visita a mezzanotte nella chiesa di S. Lorenzo a Torrebelvicino per ammirare una delle opere di Demio qui custodite.

Silvia Dal Ceredo

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