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L’odissea serale dei pony-pizza «Veloci e discreti»

Un pony - pizza impegnato nelle consegne a domicilio  deve destreggiarsi nel traffico cittadino.  ARCHIVIO
Un pony - pizza impegnato nelle consegne a domicilio deve destreggiarsi nel traffico cittadino. ARCHIVIO
Un pony - pizza impegnato nelle consegne a domicilio  deve destreggiarsi nel traffico cittadino.  ARCHIVIO
Un pony - pizza impegnato nelle consegne a domicilio deve destreggiarsi nel traffico cittadino. ARCHIVIO

I quartieri che attraversa in auto sono sempre i soliti, dal centro alla periferia e viceversa. Supera semafori e incroci spesso oltrepassando i limiti consentiti dal codice stradale. Prima, seconda, terza e via in quarta fino a toccare gli 80 km/h. A ogni curva il suo pensiero finisce alle pizze farcite nel bagagliaio. Improvvisamente si ferma e Nicola scende lesto, suonando un campanello senza nome, in una via minuscola, poco fuori dal centro di Schio. Nicola ha 29 anni, sta finendo gli studi in chimica a Venezia e consegna pizze da quasi 11 anni. Mentre aspetta al cancello, si chiede se la consegna andrà liscia e come sempre spera non salteranno fuori problemi all'ultimo come una pizza sbagliata o una bibita dimenticata. L'ultima volta a questo indirizzo non è andata molto bene, mancava una birra, si è preso parole sia dai clienti e sia dal titolare della pizzeria. Sale le scale della palazzina popolare, un odore di muffa gli impregna le narici, non può fare a meno di tapparsi il naso. Gli tornano alla mente tutti i palazzi popolari di Ss. Trinità dove abitano soprattutto extracomunitari, spesso l'odore di curry misto a sudore è così intenso che ne esce frastornato. Arriva davanti a una porta del terzo piano semi aperta e da dentro un urlo abbastanza rauco lo invita ad entrare. A passo sicuro Nicola supera l'uscio e si dirige verso la cucina. La scena che gli si presenta davanti ha tutte le componenti per fare parte di una sceneggiatura comica anni ’90: calendari di Playboy datati appesi alle pareti, TV accesa su un programma di televendite e due uomini sulla quarantina seduti a petto nudo intorno a un tavolo intenti a giocare a carte. Quello che dei due sembra più anziano si alza ed estrae il portafogli dalla tasca, mentre l'altro lo squadra per qualche secondo prima di chiedergli «sai qual è la differenza tra il primo amore e una chitarra?». Lo sguardo allibito di Nicola deve essere molto eloquente perché la risposta non tarda ad arrivare: «il primo amore non si scorda mai!» dice sghignazzando. L'altro uomo si mette a ridere sguaiatamente e anche il porta-pizza accenna una risata, forse per non sembrare maleducato in presenza di due sconosciuti. Consegna le pizze, questa volta senza nessun problema, intasca i soldi ed esce, veloce com'è entrato. Scendendo in strada, si guarda il palmo della mano dove brilla una moneta da 50 centesimi, ovvero il prezzo per aver riso a quella battuta tanto banale. Le mance non sono una cosa frequente, lo sa bene, e per questo se c'è l'opportunità è sempre meglio coglierla. Oppure se c'è maltempo. Quando piove o nevica sembrano tutti più gentili con i ragazzi che corrono per le strade, lasciando spesso mance molto generose. Nicola sorride al ricordo di una volta che in una sola sera fece quasi 20 euro di mancia grazie a una nevicata prematura di novembre. Montato in macchina riparte veloce, tagliando la strada a un ciclista che non la prende troppo bene e mancando di poco lo specchietto di un'auto parcheggiata. Dopo pochi minuti inchioda nuovamente vicino a una piccola casa, dove una signora anziana sembra lo stia aspettando seduta in giardino. Sembra allegra.. È vedova e ogni volta chiama la pizzeria chiedendo esplicitamente di Nicola, che con lei è sempre gentile e carino. La signora non la finisce più di parlare, raccontando di tutti i suoi figli sposati che abitano in altre città e non la chiamano mai. È allora che salta fuori tutta l’esperienza acquisita negli anni dal pony-pizza che con grande gentilezza e riserbo riesce a consegnare e a farsi pagare, lasciando la vecchia di nuovo sola con il sorriso e la pizza. Il bagagliaio ora è vuoto, deve rientrare. Nicola sembra pensieroso, non sa bene se questo mese riuscirà a prendere abbastanza per finire di pagare la rata scolastica, prossima alla scadenza. Guadagna più o meno sui 500 euro al mese, lavorando ogni giorno almeno un paio di ore. Il fine settimana ne lavora il doppio ma questo mese è stato ammalato per una settimana intera e presume di non arrivare nemmeno a 400. Si ritiene comunque fortunato perché lui un contratto a chiamata ce l'ha, quindi non possono licenziarlo a caso come spesso capita. Ora è arrivato in pizzeria, viene accolto come al solito dalle cassiere che lo maledicono per averci messo quello che Nicola ritiene il tempo necessario a consegnare. La serata è quasi finita ormai, mancano solo le ultime pizze. A fare il fattorino ci si sente un robot alle volte, movimenti meccanici come l'uscire dalla pizzeria tenendo quella porta pesantissima con il piede, aprire il portellone della macchina con la mano sinistra e fare in modo che la borsa termica troppo grande si incastri dritta nel bagagliaio troppo piccolo. Come al solito via di nuovo a tutto gas, ha in macchina le ultime pizze della serata e non vede l'ora di finire. «Se c'è una cosa bellissima di questo lavoro è che si possono mangiare tutte le pizze sbagliate o fartene fare una a fine serata con tutti gli ingredienti del mondo», osserva Nicola guardando il proprio riflesso dallo specchietto retrovisore. Tutte rigorosamente gratis. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Massimo Dagli Orti

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