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L’odissea infinita del campo sintetico

Il campo sportivo di Ca’ Trenta che da undici anni attende il fondo sintetico.  STUDIO STELLA
Il campo sportivo di Ca’ Trenta che da undici anni attende il fondo sintetico. STUDIO STELLA
Il campo sportivo di Ca’ Trenta che da undici anni attende il fondo sintetico.  STUDIO STELLA
Il campo sportivo di Ca’ Trenta che da undici anni attende il fondo sintetico. STUDIO STELLA

Il primo campo da calcio regolare sintetico diventa sempre più una chimera. A Ca’ Trenta lo aspettano da oltre undici anni, pensavano fosse cosa fatta con gli ultimi bandi emessi dall’amministrazione comunale ma ora le società sportive interessate sono costrette a seguire una vicenda legale sempre più ingarbugliata. Il Consiglio di Stato, nei giorni scorsi, ha respinto il ricorso del Comune di Schio avverso la sospensiva, emanata dal Tar dopo l’altro ricorso, quello proposto dalla Italgreen contro i vincitori del bando da 700 mila euro, la Limonta Sport spa, entrambe aziende della bergamasca. Il massimo organo di giustizia amministrativa, di fatto, rispedisce la palla al mittente segnalando, nel dispositivo, che sarà proprio il Tar, il prossimo 3 ottobre, a decidere o meno su chi dovrà svolgere i lavori nell’impianto della frazione. LA DECISIONE. La sospensiva era stata concessa ad Italgreen nella primavera scorsa, quando ormai la giunta scledense pregustava la posa della prima “erba” prevista proprio questa estate. «Sono sbalordito - commentò al nostro giornale il sindaco Valter Orsi. - Nel bando avevamo chiesto qualità certificata del sintetico e l’azienda che ha vinto è ritenuta la migliore d’Italia sotto questo profilo. Ora il giudice, senza entrare nel merito della faccenda, come avrebbe dovuto, vuole sapere se l’erba proposta dalle due ditte è uguale. Cosa c’entra? Se una è certificata meglio dell’altra e dà garanzie migliori, perché compararle?». Convinto comunque di avere la ragione dalla sua parte ad ottobre, il sindaco si rivolse al Consiglio di Stato per sbloccare quella che per lui e i suoi collaboratori di giunta, assessore allo sport Aldo Munarini in prima battuta, stava diventando una situazione kafkiana. Una corsa legale contro il tempo per riuscire a sbloccare il progetto e consegnare l’agognato campo, il primo regolamentare in città, alle società calcistiche interessate. Inutile, perché il giudizio viene procrastinato all’autunno, quando i campionati saranno al fischio d’inizio e non sarà più possibile giocare lì. IL PROGETTO. Nel suo complesso il progetto da un milione di euro prevede anche il rifacimento degli spogliatoi, intervento già effettuato per 300 mila euro. Gli altri 700, che nelle casse comunali ci sono, rimangono bloccati dalla battaglia legale. IL MIRACOLO. Nel frattempo, nel cuore cittadino e più precisamente all’oratorio salesiano, il direttore don Alberto Maschio è riuscito in una settimana di maggio ad allestire un campo sintetico per il calcio a 5, giusto in tempo per l’avvio dei centri estivi, che nella struttura di via San Giovanni Bosco ospitano ogni giorno quasi un migliaio fra giovanissimi e animatori. Non solo, è riuscito anche a predisporre altri impianti come tensostrutture, per far fronte alla pacifica invasione giovanile quotidiana. «Ma noi in questo caso siamo privati e basta che ci sia la copertura finanziaria e le autorizzazioni, i tempi di attuazione sono ridotti al minimo», confidò il direttore, che ammise di aver ricevuto telefonate proprio da Ca’ Trenta per capire come aveva fatto ad arrivare così rapidamente ad un’inaugurazione che là sognano dal 2007. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Mauro Sartori

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