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«L’inceneritore come 80 barbecue»

L’impianto di termovalorizzazione di Ca’ Capretta promosso dal monitoraggio Arpav.  FOTO DONOVAN CISCATO
L’impianto di termovalorizzazione di Ca’ Capretta promosso dal monitoraggio Arpav. FOTO DONOVAN CISCATO
L’impianto di termovalorizzazione di Ca’ Capretta promosso dal monitoraggio Arpav.  FOTO DONOVAN CISCATO
L’impianto di termovalorizzazione di Ca’ Capretta promosso dal monitoraggio Arpav. FOTO DONOVAN CISCATO

«L’impianto di termovalorizzazione di Ca’ Capretta inquina come 80 caminetti accesi per grigliare la carne». Qualche scledense, e non solo, avrà dei dubbi domani prima di mettere sulle braci la classica grigliata domenicale per la famiglia. Ma, come ha spiegato Ugo Pretto, responsabile del servizio monitoraggi e valutazione dell’Arpav alla commissione consiliare sulla sanità, non c’è affatto da preoccuparsi, almeno per quanto riguarda l’inceneritore. L’impianto è sicuro. L’Arpav era stata incaricata dall’amministrazione comunale di valutare l’impatto dell’unico impianto di trattamento dei rifiuti del vicentino, posizionato in località Ca’ Capretta, nel cuore della zona industriale, sull’ambiente circostante. Ebbene, dati alla mano, tutto rientra nella normalità. Infatti, al presidente Marco Tolettini ed ai suoi commissari, il tecnico Arpav ha spiegato che i fumi e le emissioni nell’aria dell’impianto sono state tenute sotto osservazione per un anno e mezzo, testandole 65 volte, ben distribuite fra le varie stagioni. In attesa che vengano consegnati i dati definitivi dello studio, molti particolari interessanti sono emersi. Ad esempio, i paramenti di polveri sottili (Pm 10) e pulviscoli sospesi (Pm 2.5) rientrano ampiamente nei parametri previsti. E la diossina, per fare un esempio concreto, ha dato valori dieci volte inferiori a quelli del limite consentito. Per fare inoltre un paragone calzante, Vicenza e cintura urbana, pur non avendo termovalorizzatori nel territorio, hanno indici di inquinamento da polveri ben superiori a quelle di Schio. Ed ecco infine un chiarimento destinato a sfatare leggende ambientali. Come ha sottolineato Pretto, il vento sopra Ca’ Capretta spira principalmente in direzione sud e sud-est e non a nord, come qualcuno ha sempre sostenuto, finendo con lo sbattere sul Summano e poi acquartierarsi dalle parti della bassa Val Leogra. Invece va verso Marano, Zanè e Thiene semmai. Gli esiti dello studio non hanno soddisfatto Marco Vantin, capogruppo del Movimento 5 Stelle, secondo cui sarebbero altri parametri con cui rilevare i livelli d’inquinamento prodotti dai fumi derivanti dai rifiuti bruciati. Il presidente Tolettini ha voluto sottolineare come «a Vienna si sia realizzato un impianto simile in centro. Ormai qui ce l’abbiamo e bisogna farci i conti. E anche quando arriveremo, tutti i Comuni, al 74 per cento di raccolta differenziata e magari andremo oltre, ci sarà sempre una consistente frazione di secco che andrà sottoposta alla termovalorizzazione». Impensabile quindi chiudere Ca’ Capretta. In merito ad un suo depotenziamento, il sindaco Valter Orsi ha affidato uno studio sulle potenzialità di gestione, nell’ottica di una possibile dismissione della linea 2, che brucia 60 tonnellate al giorno di rifiuti ma ha 27 anni e va riammodernata, con forti investimenti, oppure pensionata, lasciando attive la 1, più vecchia ma ristrutturata di recente, che ne brucia 60 al giorno, contro le 100 della linea 3. L’impianto ha dunque la potenzialità di 232 tonnellate quotidiane smaltite. Si tratta di capire che destino ha la linea 2 nel nel piano industriale di Alto Vicentino Ambiente, la società partecipata da 32 Comuni ed enti, che gestisce l’intero ciclo dei rifiuti, dalla raccolta porta a porta al suo smaltimento. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Mauro Sartori

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