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In manette “Castel boy”
boss della droga in centro

Un momento del blitz al Castello da parte degli agenti
Un momento del blitz al Castello da parte degli agenti
Un momento del blitz al Castello da parte degli agenti
Un momento del blitz al Castello da parte degli agenti

Doppia operazione anti droga che ha visto impegnati decine di poliziotti, vigili e carabinieri: numerosi i denunciati, quasi tutti richiedenti asilo, e due arrestati, uno dei quali è ritenuto il boss degli spacciatori africani in centro storico.

LE LAMENTELE. I cittadini a ridosso del Castello, il polmone verde del centro, si sono più volte lamentati del via vai di persone sospette. Già in estate il giornale se ne occupò approfonditamente e vi furono le prime denunce. Il sindaco Valter Orsi era andato a parlare al questore trovando subito collaborazione.

Martedì pomeriggio è scattato il blitz che ha visto impegnati 10 agenti della Questura di Vicenza, 15 del reparto prevenzione crimine del Veneto, 15 della polizia locale Alto vicentino messi a disposizione dal presidente consortile Albino Mosele e 4 della polizia Nordest Vicentino in supporto, agli ordini del comandante Giovanni Scarpellini.

L’ACCERCHIAMENTO. I 44 agenti impegnati studiano la situazione e predispongono una strategia: armati di tele e fotocamere si sono piazzati sulla torre campanaria del Castello e dentro l’ex chiesa, ora sede associativa ed hanno cominciato a riprendere i movimenti in atto. Nel pomeriggio, come da segnalazioni, in Castello si piazza un gruppo di africani che gestisce l’area con tanto di sentinelle per allertare i compari in caso di inconvenienti. I clienti vengono accolti sulle panchine dove avviene a la cessione di modiche quantità di droga, per lo più marijuana ma anche cocaina. Per comunicare fra loro, gli agenti hanno utilizzato i social, nella fattispecie “whatsapp”, con la creazione di un gruppo per dare e ricevere informazioni in tempo reale.

IL BLITZ. Alle 14,10 è arrivato in bici quello che è ritenuto il capo dei pusher, dagli informatori denominato “Castel boy”, ovvero il ragazzo del Castello. È stato filmato e fotografato mentre riceve i clienti e si fa dare i soldi. Dopo 15 minuti scatta il blitz, con tutti gli agenti che convergono verso l’area verde. Jammeh Bakary, 30 anni fra quattro giorni, del Gambia con permesso di soggiorno revocato, getta quello che ha in mano al di là del muretto ma non serve. Gli viene sequestrato l’involucro con 7 grammi di “maria” più un’altra dose abbandonata da un consumatore datosi alla fuga. In tasca “Castel boy” ha 380 euro in banconote di taglio da 5 a 20 euro, provento dello spaccio. Scattano le manette su disposizione del pm Paolo Fietta. Denunciate in concorso di spaccio le vedette, quattro maggiorenni di cui tre richiedenti asilo e un minorenne italiano.

A GIAVENALE. Intanto in un appartamento di Giavenale, diventato centro di un fiorente giro di eroina, cocaina e marijuana, scatta una perquisizione da parte dei carabinieri della Compagnia di Schio che denunciano alla magistratura O.L. 24 anni, E.J. 23 anni, O.D. 23 anni, tutti nigeriani e richiedenti asilo. Segnalato un serbo di 30 anni come acquirente, sequestrati 5 grammi di varie sostanze. I nigeriani sono stati allontanati dal programma di protezione umanitaria. Identificato nel frattempo il capo, Jackesen Edokpaigbe, 23 anni, nigeriano, finito in carcere a Vicenza. «Le nostre azioni incisive di controllo, prevenzione e repressione contro il crimine proseguiranno incessanti anche nei prossimi giorni», assicura il maggiore Vincenzo Gardin.

IL SINDACO. Soddisfazione viene espressa dal sindaco Valter Orsi: «Voglio esprimere il mio vivo ringraziamento al Questore, per aver dato seguito, con l'azione straordinaria svoltasi l’altro giorno a Schio, agli intenti che avevamo concordato nell'ambito di un confronto avvenuto qualche tempo fa. Con il questore abbiamo concordato che queste azioni di profondo controllo saranno ripetute e continuative. Visto e considerato che tra i fermati risultano anche richiedenti asilo, come ho fatto in passato, chiederò che essi vengano espulsi dal percorso di accoglienza a cui la Prefettura li aveva indirizzati. Inoltre, segnalerò le cooperative che li ospitavano».

Mauro Sartori

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