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Schio

In cella dopo
cento furti
Perde 25 chili

La riconsegna degli attrezzi agricoli rubati a Ss. Trinità
La riconsegna degli attrezzi agricoli rubati a Ss. Trinità
La riconsegna degli attrezzi agricoli rubati a Ss. Trinità
La riconsegna degli attrezzi agricoli rubati a Ss. Trinità

Gli attribuiscono almeno 200 colpi, è in carcere da quasi tre mesi e fa lo sciopero della fame perché si dichiara innocente. Zoran Pivic, 50enne clandestino serbo, ultimo domicilio a Malo in via Roma, da conoscenti, ha perso 25 chili rifiutando il cibo e facendosi alimentare in ospedale tramite flebo. Piantonato in corsia a Gorizia, è stato riportato in carcere. Intanto è stato finalmente posto sotto sequestro il furgone, un Ducato bianco parcheggiato a Marano da tempo e che fungeva da deposito. E una sua vittima, uno scledens di Ss. Trinità, è tornato in possesso degli attrezzi agricoli che gli erano stati rubati e che si trovavano sul furgone guidato da Pivic verso la Serbia.

LO SCIOPERO. Su Pivic, da noi denominato Diabolik per la come s’intrufolava negli ambienti scelti per i colpi, soprattutto sale gioco e bar ma non solo, stanno indagando congiuntamente tre procure: Vicenza, Gorizia e Trento. Pare si muovesse parecchio ed è questo forse il motivo alla base di una custodia cautelare che si sta protraendo oltre ogni previsione. Per questo ha cominciato a rifiutare i pasti a Gorizia, professandosi innocente e vittima di un errore da parte degli inquirenti, sostenendo che gli siano negati i diritti nel vedere moglie e figli. Ricoverato in ospedale e dimesso dopo un paio di settimane, è passato da 85 a 60 kg. Una dieta forse esagerata. Però non è stato scarcerato, come sperava grazie anche ad un ricorso legale, ma è tornato dietro le sbarre.

I COMPLICI. Nel registro degli indagati per i suoi vari colpi, molti dei quali avvenuti nell’Alto vicentino, c’è anche un nipote che però è sparito dalla circolazione. I carabinieri di Monfalcone (dove Pivic avrebbe svuotato una sala giochi portando via 40 mila euro da 26 slot) ritengono sia tornato in Serbia e quindi difficilmente sarà catturabile. Non escludono tuttavia che Diabolik abbia altri compari, tra Malo e il thienese.

IL DUCATO. Intanto, dopo mesi di attesa, i carabinieri trentini sono riusciti ad avere l’ok per aprire il Ducato bianco che, secondo i monitoraggi dei colleghi goriziani, coadiuvati dalla polizia locale maladense, serviva da deposito temporaneo prima delle spedizioni della refurtiva in Serbia. Nel furgone, che parrebbe di provenienza illecita con una targa in teoria rottamata, sono strati trovati vari arnesi da scasso: piedi di porco, cesoie e altro materiale che sarebbe stato collegato a due furti avvenuti nel Trentino. Alla perquisizione hanno partecipato anche gli agenti della polizia locale di Schio

IL BOTTINO RICONSEGNATO. Fra tante storie, una a lieto fine, grazie anche al nostro Giornale. La famiglia di Attilio Elia Pontini, residente a Ss. Trinità a Schio, in via dei Boldù, ha ritrovato una motozappa e un tagliaerba rubate dal giardino, dopo averle viste su una foto da noi pubblicata e relativa al bottino che Pivic cercava di portare in patria quando è stato fermato ed arrestato dai carabinieri di Monfalcone: «Avevamo denunciato il furto- spiegano i POntini - e i militari di Monfalcone, una volta verificato che gli articoli corrispondevano, hanno provveduto a renderci gli attrezzi. Sono stati molto gentili».

L’APPELLO. Un derubato trentino, Dario Roberti di Fiera di Primiero, la cui edicola - tabaccheria è stata visitata due volte da un ladro, filmato dalla videosorveglianza, che ha le fattezze di Pivic, tanto che è stato riconosciuto dal proprietario grazie ad un filmato inserito nel nostro sito, ha scritto a Diabolik in carcere: .... Finalmente dopo 4 anni di tensione, di denari spesi per tutelare i miei beni dalle sue incursioni, le forze dell’ordine l’hanno presa con le mani nel sacco e ora stanno ricostruendo la sua proficua attività italiana. Sperava forse di poter proseguire indisturbato.Umanamente mi dispiace che lei abbia deciso di ricorrere allo sciopero della fame per far valere i suoi diritti ma da quel poco che conosco dei suoi reati questa sua decisione mi appare coma una furbesca strategia per farsi scarcerare.Senza spirito di vendetta posso solo sperare, come tante altre sue vittime, che lei paghi il suo conto».

Mauro Sartori

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