<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Imbrattate cinque vetrine nella guerra fra baristi

Le vetrine imbrattate dal barista in galleria Petange.  S.D.C.Guardie private e curiosi davanti alle scritte in galleria.  S.D.C.
Le vetrine imbrattate dal barista in galleria Petange. S.D.C.Guardie private e curiosi davanti alle scritte in galleria. S.D.C.
Le vetrine imbrattate dal barista in galleria Petange.  S.D.C.Guardie private e curiosi davanti alle scritte in galleria.  S.D.C.
Le vetrine imbrattate dal barista in galleria Petange. S.D.C.Guardie private e curiosi davanti alle scritte in galleria. S.D.C.

Non un conflitto amoroso finito ai ferri corti, non minacce, né un atto vandalico perpetrato con la volontà di danneggiare o fare del male. Nulla di tutto questo sta alla base delle grandi scritte apparse venerdì notte nella centrale galleria Petange e in cui ieri mattina centinaia di persone si sono imbattute, visto anche l'intenso viavai dovuto al mercato settimanale che ha innescato capannelli di gente incuriosita, ferma a leggere e a commentare la misteriosa apparizione. Ben cinque le aree imbrattate, ovvero tre maxi specchi a bordo galleria e, di fronte, le due vetrine del bar Officina Peppar, vero destinatario del messaggio. E il motivo di fondo sarebbe un'amicizia lavorativa andata a finire male. Perché di questo si tratterebbe. Una “lettera aperta” per il titolare del locale (attualmente chiuso per ferie), scritta con un pennarello lavabile bianco (tipo il classico UniPosca), con cui l'autore voleva esprimere un certo stato d'animo. Oltretutto firmandosi e lasciando anche il proprio numero di telefono. Artefice dell'insolito gesto è stato il 34enne Stefano Poli, noto gestore del centralissimo bar Scledum in piazzetta Garibaldi. In molti, leggendo le scritte bianche in galleria, ieri mattina avevano fatto un collegamento con il suo locale, solitamente decorato in modo analogo, ma certezze non ce n'erano, nemmeno di fronte alla pseudo firma in calce ai graffiti che riportava proprio il suo nome. Poteva trattarsi di un “fake”, invece la conferma alla fine è arrivata dal diretto interessato. «È stato un piccolo momento di debolezza personale ma comunque lucido e consapevole – ha riferito Poli - dettato dalla malinconia e dalla tristezza, nonché dal dolore che quella persona mi crea attraverso dicerie ed insinuazioni». Da quanto ricostruito, pare che i due fino a qualche anno fa fossero buoni amici, nonché colleghi, ma poi proprio per motivi di lavoro il rapporto si sia definitivamente incrinato. E più di un collega barista ha in effetti confermato che tra i due non corre propriamente buon sangue. «Purtroppo l'altra sera – ha aggiunto – mi sono state riferite delle voci e per me, che oltretutto sto attraversando una fase delicata della mia vita, hanno rappresentato la goccia che ha fatto traboccare il vaso e ho avuto un crollo emotivo. Ho fatto quelle scritte senza alcun intento di voler fare del male, vandalizzare o minacciare, ma erano solo un mio sfogo personale. Non mi rimangio i contenuti che ho espresso, ma mi pento come padre per come ho agito, davvero in malo modo. Ovviamente mi assumo tutte le responsabilità di quello che ho fatto, anche a livello legale». Poli si è inoltre offerto eventualmente di accollarsi i costi per la pulizia delle vetrate, che però già ieri intorno a mezzogiorno erano tornate quasi alla normalità, salvo qualche alone biancastro ancora visibile. Nonostante i ripetuti tentativi di contatto telefonico, non è stato possibile ieri raggiungere il titolare dell'Officina Peppar. L'episodio è stato segnalato anche al comando del Consorzio di polizia locale Altovicentino. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Silvia Dal Ceredo

Suggerimenti