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Il vescovo: l’unione civile non è matrimonio

di Silvia Dal Ceredo
Il vescovo Beniamino Pizziol fra i parroci Carlo Coriele e Bruno Stenco. FOTOSERVIZIO DONOVAN CISCATOIl vescovo a pranzo fra sacerdoti e fedeli delle parrocchie scledensi
Il vescovo Beniamino Pizziol fra i parroci Carlo Coriele e Bruno Stenco. FOTOSERVIZIO DONOVAN CISCATOIl vescovo a pranzo fra sacerdoti e fedeli delle parrocchie scledensi
Il vescovo Beniamino Pizziol fra i parroci Carlo Coriele e Bruno Stenco. FOTOSERVIZIO DONOVAN CISCATOIl vescovo a pranzo fra sacerdoti e fedeli delle parrocchie scledensi
Il vescovo Beniamino Pizziol fra i parroci Carlo Coriele e Bruno Stenco. FOTOSERVIZIO DONOVAN CISCATOIl vescovo a pranzo fra sacerdoti e fedeli delle parrocchie scledensi

«Don Giuseppe Gobbo ha agito mosso da sentimenti di indubbia carità pastorale, ma ha anche evidentemente sottovalutato l'impatto e le conseguenze dei propri gesti che hanno rischiato di apparire come un'indebita equiparazione dell'unione civile al sacramento del matrimonio».

Queste le parole del vescovo di Vicenza Beniamo Pizziol, dopo l'avvenuto incontro con don Beppe, sacerdote altovicentino che lo scorso sabato ha benedetto le fedi di una coppia gay unitasi civilmente nel municipio di Schio.

Il vescovo ha voluto incontrare personalmente il “don” che vive e opera a Calvene nella casa famiglia gestita dalla cooperativa Radicà, «conosciuto e stimato per l'impegno sociale a favore dell'accoglienza dei minori», ha sottolineato il presule.

In questi giorni il caso ha fatto esplodere una forte dibattito nell'opinione pubblica, con polemiche feroci da più fronti e sconcerto in alcuni fedeli. Per questo il vescovo ha deciso di intervenire in modo diretto, chiedendo ai suoi sacerdoti «da un lato maggiore prudenza e discernimento», dall'altro invitando tutti i pastori e i fedeli della diocesi «a continuare a vivere e ad annunciare il Vangelo con amore e disponibilità verso tutti». Il presule non ha mancato inoltre di citare Papa Francesco sul tema della famiglia in un discorso alla Rota Romana nel gennaio 2016: «la Chiesa ha tra l'altro indicato al mondo che non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio ed ogni altro tipo di unione, ma al tempo stesso tiene sempre presente che quanti, per libera scelta o per infelici circostanze della vita, vivono in uno stato oggettivo di errore, continuano a essere oggetto dell’amore misericordioso di Cristo e perciò della Chiesa stessa». Secondo Pizziol il santo padre con queste parole «ribadisce la dottrina della Chiesa sul matrimonio, ma chiede anche di avere verso tutte le persone sentimenti di misericordia e la disponibilità a un accompagnamento fatto di vicinanza, di ascolto, di pazienza e di fraternità».

Proprio ieri mattina il vescovo Pizziol è venuto a Schio per officiare la messa in occasione del patrono scledense, San Pietro. Una tradizione che viene portata avanti già da diversi anni e che anche stavolta lo ha visto protagonista, affiancato all'altare dai due sacerdoti locali don Bruno Stenco, arciprete del Duomo, e don Carlo Coriele, parroco di Ss. Trinità, che tra qualche mese lasceranno i rispettivi incarichi per trasferirsi verso nuove sedi.

In particolare don Bruno, ha annunciato il suo addio durante una recente funzione liturgica, destando un certo stupore tra la comunità. È stato proprio lui, in accordo con la diocesi, ad optare per uno spostamento verso un incarico un po' più soft, viste anche le sue condizioni di salute a seguito dell'infarto che lo ha colpito qualche mese fa e dal quale si è comunque ripreso. «La parrocchia di San Pietro è molto ampia, articolata e richiede un certo tipo impegno – sottolinea don Stenco -. Anche in vista dei cambiamenti introdotti dalle unità pastorali ho suggerito di anticipare di un anno il mio trasferimento, che comunque sarebbe avvenuto nel 2018. Potevo ancora lavorare qui un altro anno, ce l'avrei fatta, ma forse è stato meglio così, anche se mi dispiace davvero molto dover lasciare questa comunità. D'altronde noi preti siamo come pellegrini, considero ogni distacco come un'offerta». La sua destinazione sarà Tezze di Arzignano nell'unità pastorale Val Restena.

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