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Il mistero degli spari vicino alla stazione Svt

Il luogo della sparatoria dell’11 luglio nella stazione dei bus. ARCHIVIO
Il luogo della sparatoria dell’11 luglio nella stazione dei bus. ARCHIVIO
Il luogo della sparatoria dell’11 luglio nella stazione dei bus. ARCHIVIO
Il luogo della sparatoria dell’11 luglio nella stazione dei bus. ARCHIVIO

«Correte, qui si stanno sparando». Erano da poco passate le 21 di mercoledì sera quando l’area della stazione delle corriere di piazza Divisione Acqui, a due passi dal centro, si è colorata delle luci blu dei lampeggianti e si è riempita del frastuono delle sirene. I carabinieri della Compagnia di Schio, coordinati dal capitano Jacopo Mattone, sono arrivati in forze ma non hanno trovato né i presunti litiganti segnalati da una telefonata, né tantomeno armi da fuoco o segni che potessero far pensare ad un episodio tanto eclatante. In più, nessuno tra residenti, passanti o proprietari delle attività commerciali nelle ore successive si è spinto fino alla caserma di via Maraschin per sporgere una denuncia che potesse dar seguito alla segnalazione telefonica. Una “sparatoria fantasma” che non ha lasciato traccia. Nessuno, il giorno dopo, sembra saperne alcunché. Eppure una segnalazione del genere non ha potuto lasciare indifferenti le forze dell’ordine, non solo per l’evidente gravità che avrebbe avuto ma anche per alcuni precedenti: è di pochi mesi fa un episodio analogo che non aveva nulla di “fantasma”: a luglio, l’arrivo dei carabinieri aveva evitato conseguenze ben più gravi in un’area dove l’uso di armi da fuoco, vere o a salve che siano, è stato segnalato anche in passato. IL PRECEDENTE. Era l’ora di pranzo di mercoledì 11 luglio e, anche grazie alla chiusura delle scuole, la giornata di mercato nel centro città scorreva serenamente. Alle 13, però, qualcosa è cambiato: le inconfondibili sirene delle forze dell’ordine e le auto a tutta velocità si sono dirette verso la stazione degli autobus: era stata segnalata una sparatoria. Le telefonate al centralino della caserma erano state diverse, perché l’area tra bus, parcheggi e ospedale, a quell’ora era ancora piuttosto frequentata ed in molti giuravano di aver sentito degli spari. I 15 militari giunti in piazza Divisione Acqui avevano circondato l’area per non lasciare vie di fuga. Dagli elementi raccolti, gli inquirenti allora avevano ricostruito quanto accaduto. Gli spari erano stati veri, ma si trattava di una pistola giocattolo, una replica di una semiautomatica “Beretta 92Fs” a cui era stato tolto il classico tappo rosso di sicurezza. Si trattava di un regolamento di conti in cui un minore era stato minacciato di morte anche con l’ausilio dell’arma finta. Le quattro persone coinvolte erano state portate in caserma ed alcune di loro erano poi state denunciate per minacce in concorso ed esplosioni pericolose. L’AREA. Quella tra la stazione delle corriere e lo skate park diventa spesso una zona teatro di episodi concitati. Relativamente all’uso di armi, qualche settimana prima dell’episodio legato agli spari con la pistola finta, alcuni frequentatori dell’area attrezzata dedicata a skateboard e bmx hanno rivelato di aver assistito all’uso di un’arma simile all’interno della struttura. Per altri motivi, poi, la zona è stata al centro di aggressioni ed operazioni anti-droga. Un angolo di Schio che viene strettamente monitorato dalle forze dell’ordine, con pattugliamenti molto frequenti. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Karl Zilliken

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